“- la Sicilia è fra le tre regioni che, in base ad un non precisato sondaggio, gli Italiani riterrebbero da evitare, nonostante la possibilità, una volta eliminatane la delinquenza e miglioratine i servizi, per tutti di apprezzarne la bellezza;
– il potere dello Stato italiano è stato visto a lungo dai siciliani come una forma di oppressione; questo aiuta a spiegare la sfiducia della popolazione verso l’amministrazione pubblica, considerata capace solo di imporre tasse, ma non di risolvere i problemi dell’isola; i ceti dominanti hanno sempre cercato di sfruttare questa situazione, usando le armi della corruzione e dell’intimidazione, per mantenere il proprio dominio e per sfruttare le risorse dello Stato; i Governi insomma potevano cambiare, ma soltanto per offrire una nuova facciata al potere mafioso; oggi la Sicilia è una regione autonoma con ampi poteri, che riceve dallo stato più di quello che dà e consuma più di quello che produce; il potere mafioso ha stabilito nell’isola un clima di violenza che avvelena i rapporti tra la gente, dissangua ogni attività economica e impedisce di governare per il bene della collettività;
– periferie anonime, talvolta prive persino delle fognature, sono cresciute in condizioni di massimo degrado sociale; abbandonati a se stessi, questi quartieri sono diventati inferni urbani, dove la criminalità non ha freno;
– l’economia si basa sull’assistenza dello stato, sotto forma di sovvenzioni di opere pubbliche e pagamento di pensioni; la spesa pubblica però, più che dare impulso produttivo, ha alimentato un intreccio di corruzione tra forze politiche e criminalità.”
La Sezione Civile della Corte di Cassazione, con sentenza n. 6785 del 7 aprile 2016 ha ritenuto conforme al legittimo esercizio del diritto di libertà di insegnamento, garantito dall’art. 33 della Costituzione, l’impiego, in un libro di testo destinato a studenti di scuola media inferiore e quindi ad essere adottato da un docente e studiato sotto la sua direzione, di espressioni e di giudizi generali nel loro complesso perentoriamente negativi sulle condizioni e sulla complessiva realtà socioeconomica di un’intera Regione, se articolati nel rispetto della correttezza formale e con sufficiente richiamo ai contesti storici e di cronaca anche recente, non esigendosi dagli autori, neppure in considerazione dei destinatari dell’opera, alcuna autolimitazione o modalità particolari di formulazione, quali la moderazione o la misurazione delle espressioni o la modificazione dei toni dei giudizi, purché appunto le une e gli altri oggettivamente corretti e rispondenti almeno in linea di massima a fatti storicamente veri.
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