I camionisti erano costretti a turni massacranti e sotto la minaccia del licenziamento in tronco guidavano fino a 15 ore al giorno, ben oltre le 9, prescritte dalla legge per il trasporto delle merci. Quindici autotrasportatori vessati dai vertici di una grossa azienda del settore della Piana di Lucca, che opera per conto terzi e che trasporta merce di ogni genere, in tutta Italia e oltre. I due proprietari di fatto, insieme all’amministratore unico dell’azienda, sono stati denunciati dopo lunghe indagini della squadra di polizia giudiziaria della Polstrada di Lucca, che ha svolto accertamenti certosini sui documenti di viaggio dei camion, in collaborazione con l’ufficio provinciale del lavoro.
Un’inchiesta denominata Guida non stop, coordinata dal sostituto procuratore Salvatore Giannino, che ha aperto uno spaccato su una vicenda sconcertante, che parla di condizioni di lavoro al limite dell’umanità. E se i camionisti – ritiene l’accusa – erano vessati, i proprietari avevano architettato un modo per tenere sotto stretto controllo anche gli uffici e l’officina di cui è dotata l’azienda: i dipendenti e i lavoratori erano infatti spiati da telecamere piazzate ovunque ed erano controllati minuto per minuto alla loro insaputa sul cellulare e dal tablet di uno dei due proprietari, che attraverso una applicazione aveva accesso, da remoto, alla videosorveglianza della ditta.
Se ne sono accorti gli agenti, coordinati dal comandante provinciale Calogero La Porta, che avevano messo sotto controllo le utenze dei due proprietari lucchesi, di 66 e 39 anni e dell’amministratore unico, un professionista di 37 anni. I tre si telefonavano per informarsi degli spostamenti degli impiegati e del loro atteggiamento a lavoro. Nulla sfuggiva a quegli occhi elettronici, nemmeno quando i titolari erano in vacanza. Sdraiati sulla spiaggia e con il telefonino in mano, era come se fossero presenti in azienda.
A ben altre vessazioni, secondo l’accusa, erano invece sottoposti i 15 autisti dei mezzi pesanti, assunti in forza all’azienda. I proprietari, secondo l’accusa, avevano studiato un meccanismo gelatinoso ma all’apparenza molto efficace per truccare i documenti di viaggio o, in altri casi, farli addirittura sparire simulando dei furti, in modo da eludere qualsiasi tipo di controllo della polizia stradale. L’indagine era già partita quando alcuni di questi dipendenti si sono rivolti agli investigatori raccontando di aver subito minacce e di essere stato quindi costretti a guidare ben oltre le 9 ore giornaliere.
L’operazione è andata a ritroso e ha scandagliato gli ultimi due anni di attività dell’azienda, dal 2013 al 2014, scoprendo dopo aver acquisito le prove su un pc dell’azienda, sequestrato, che venivano falsificati i moduli delle assenze dei camionisti, in modo tale che, in caso di controllo, risultava sempre che l’autista, nei 28 giorni precedenti non aveva mai lavorato. Non solo: i vertici dell’azienda facevano sostituire più volte al giorno – in caso di viaggi consecutivi o superiori alle 9 ore di tragitto – i cronotachigrafi, dischi di cartone dove gli autisti annotavano le ore di servizio e le pause. Poi, dopo averne accumulati un bel po’, li facevano sparire, presentando denuncia di furto. In realtà quei dischi – in tutto quasi 2mila quelli ritrovati e controllati dagli agenti – restavano in ditta, ben nascosti. Almeno tre scatoloni (di cui era stato denunciato il furto) sono stati recuperati. Uno di essi durante un accertamento nella ditta insieme all’ispettorato del lavoro. Gli agenti della pg che erano all’ascolto delle utenze telefoniche, infatti, hanno informato i poliziotti sul posto che uno dei proprietari aveva avvisato l’amministratore, chiedendogli di portare via dall’azienda i dischi. L’uomo è stato bloccato mentre li sistemava in auto per portarseli a casa.
Dall’esame di quella documentazione gli agenti hanno scoperto che ad ogni viaggio i dischi venivano fatti sostituire. La legge prevede che abbiano validità giornaliera e che i camionisti non possano guidare più di 9 ore al giorno, fissando anche un tetto settimanale dopo il quale deve scattare il giorno di riposo. Secondo l’accusa, nulla di tutto ciò veniva rispettato nella ditta di autotrasporti della Piana di Lucca. Gli autotrasportatori guidavano fino a 15 ore giornaliere, senza pause, mettendo a rischio la propria incolumità e quella degli altri automobilisti. Ma ai controlli in strada tutto questo sfuggiva: la polstrada di Lucca, infatti, ha dovuto monitorare per lunghi mesi i mezzi e i percorsi, coinvolgendo i colleghi di altre città dello Stivale. Incrociando questi dati con i dischi di viaggio ritrovati, gli investigatori hanno formulato un corposo fascicolo finito sul tavolo del magistrato. Le accuse vanno dal falso, alla violenza privata, all’illecita concorrenza e violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro, in questo caso con la responsabilità anche di tre autisti che consapevolmente, in occasione di controlli su strada, hanno esibito la documentazione falsa prodotta dall’azienda.
di Roberto Salotti
www.luccaindiretta.it
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