“Ha ragione, le annulliamo la multa”. Ma dopo quattro anni battono cassa
Corto circuiti burocratici: tramite Equitalia, il Comune di Lerici pretende adesso 517 euro per contravvenzioni che nel 2011 la sua stessa Polizia municipale aveva dichiarato, con tanto di scuse, di aver indirizzato alla persona sbagliata
In italiano si chiama ancora «ordinaria amministrazione» perché fino a prova contraria per mandarla avanti basta che la gestione delle pratiche di routine, l’attività più elementare cui è chiamata un’organizzazione pubblica o privata che voglia giustificare dignitosamente la sua esistenza, sia garantita, come suggerisce l’aggettivo, con un minimo di ordine.
Estremizzando: una cartella per le pratiche iniziate e una, magari di colore diverso, per quelle concluse. La fantasia, gli esperimenti, le improvvisazioni, il «pensiero laterale», i colpi di genio delle persone ritenute a torto o a ragione dei fenomeni possono essere utili qualche volta nelle emergenze. Raramente, per non dire mai, nell’ordinaria amministrazione. Dopo la premessa, i fatti. Nei giorni scorsi ho ricevuto da Equitalia un avviso, o ingiunzione o come si chiama, di pagamento per un totale di 517,62 euro relativo ad alcune violazioni del Codice della strada compiute a Lerici il 14 agosto del 2011 dal conducente dell’auto targata BL eccetera eccetera.
Dopo un primo momento di sconcerto, mi torna la memoria. Prima di tutto: la targa corrisponde a quella della Citroen Picasso della quale sono stato proprietario dal 2001 al 2008, macchina sempre rimpianta dai miei figli che in quegli anni ci viaggiavano con i seggiolini d’ordinanza. Che bei ricordi… Seconda rimembranza: per quelle contravvenzioni il Comune di Lerici mi aveva già chiesto dei soldi. Continuando a scavare della memoria trovo un terzo, e assai rassicurante, ricordo: mi pareva che la cosa si fosse risolta bene dopo una rapida corrispondenza elettronica.
Quindi, che cosa c’entra Equitalia? C’entra tanto poco che infatti nella sua «cartella di intimazione ad adempiere l’obbligo…» mi fa sapere che «eventuali informazioni devono essere rivolte direttamente all’Ente creditore, poiché l’Agente della riscossione può fornire soli informazioni relative alla situazione dei pagamenti e alle attività poste in essere dallo stesso». E si pregia di comunicarmi addirittura nome e cognome del «responsabile del procedimento di iscrizione a ruolo», ovvero del funzionario del Comune di Lerici che il 18 dicembre del 2014 ha reso esecutivo il provvedimento e ha, per così dire, scatenato il famigerato «Agente della riscossione». Che a sua volta si è mosso: calcolo degli interessi, lettera, busta, raccomandata non consegnata al destinatario, seconda lettera e seconda busta per l’avviso che la prima è in giacenza presso il Comune di residenza eccetera eccetera. Per mia fortuna ricordo anche di aver fotocopiato lo scambio di email e, vagamente, anche dove posso averlo conservato. Lo cerco e lo trovo. Ecco la mia email indirizzata il 22 novembre del 2011 all’ufficio verbali della Polizia municipale di Lerici: «Ho ricevuto oggi le raccomandate relative ai due verbali di accertamento in oggetto. Poiché la vettura alla quale si riferiscono quei due verbali non è più di mia proprietà dal 12/02/2008, data in cui è stata esportata definitivamente, vi chiedo come devo procedere. In attesa di un vostro cortese riscontro, posso già comunicarvi che immettendo il numero di targa BL eccetera eccetera nel modulo online predisposto dall’Agenzia delle entrate per il calcolo dell’imposta di bollo la risposta che si ottiene è: targa non trovata. Un cordiale saluto». Ed ecco il cortese riscontro, datato primo dicembre 2011: «Scusandoci per il disguido Le comunichiamo che il veicolo sanzionato aveva lo stesso codice alfanumerico del veicolo che era di Sua proprietà, ma trattasi di un veicolo straniero. Le comunichiamo la Sua estraneità alle violazioni in oggetto. L’ufficio verbali». Seguono grado, nome e cognome della persona che mi ha risposto. Insomma, come ricordavo, tutto bene quel che finisce bene. Con le scuse di una persona di buon senso che dopo le opportune verifiche mi aveva dato ragione. E invece dopo quasi quattro anni siamo tornati al punto di partenza grazie alla tenacia degna di miglior causa dimostrata da un burocrate che si è impegnato – non so se per un colpo di genio, un attacco di fantasia, desiderio di protagonismo o voglia d’esperimenti – nel tentativo di resuscitare una pratica dichiarata morta e sepolta da un ufficio che magari si trova a pochi metri dal suo. Forse perché nel frattempo la somma richiesta lievitava fino a diventare interessante per le casse del Comune. O chissà per quale altro e imperscrutabile motivo che ha fatto perdere tempo ed energie all’amministrazione e soldi alla collettività. Che speranze abbiamo se neppure i Comuni medio piccoli riescono a gestire con ordine l’ordinaria amministrazione? (da: ilgiornale.it)
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento