Collezionisti da tutto il mondo
È la venticinquesima rievocazione dell’omaggio che gli ideatori della Mille Miglia vollero tributare nel 1954 al loro idolo caduto. La corse più bella del mondo sarebbe da allora passata per la città e il più veloce sui rettilinei infiniti, che corrono tra grano e pioppete, avrebbe avuto un premio speciale. Nel 2015, dopo quattro edizioni storiche e ventiquattro rivisitate, il Gran Premio è ormai una classica internazionale. Trecentotrentotto equipaggi, sei su dieci dall’estero, più della metà tedeschi. Il numero di milioni che si metterà a repentaglio per strada da qui a Forte dei Marmi, poi giù fino ad Arezzo, poi indietro fino a Rimini e di nuovo Mantova è impressionante. Novanta auto sono anteguerra. Solo le Bugatti, una decina, fanno un pacco di milioni. Un’altra metà dei concorrenti viaggia su vetture ben oltre i centomila euro. L’atmosfera, come spesso, nei raduni di categoria, non è da lambrusco. Ma invece scorre bene il rosso frizzantino nella piazza delle Erbe, ancora sfregiata dal terremoto, ma imbandita per la cena dei partecipanti, che si godono i 30 gradi, un po’ umidi, ma sempre favolosi per chi viene da oltre le Alpi. Ascolto e scopri tra i tavoli. Nell’affresco dei Gonzaga portato ai giorni nostri entra sicuramente il re dei filtri per auto, che arriva praticamente dentro il ristorante con la sua XK 120 avorio. «Ne ho altre diciassette, non tutte Jaguar, una per ogni buon affare della mia vita. Ma sono un fedele: questa l’ho tenuta quarant’anni».
Mantova vale Brescia
Nel tavolo a fianco una tavolata di svizzeri tedeschi e austriaci. Si scherza sui vari accenti.
– Quanti raduni fate all’anno? Cinque, sei, dipende. La Millemiglia sta diventando un problema, non ci accettano mai. E allora siamo qui.
– Mantova vale bene una Brescia!
-O sì! Che palazzi, e che organizzazione. Non sembra di stare in Italia. E giù un lambrusco.
-Un equipaggio sono padre e figlio di Monaco, ma sono venuti su una sinuosa Dino spider.
Sembrano un po’ due dell’ispettore Derrick, il ragazzo ha 25 anni.
-Meglio il motore vero o quello della playstation?
-Per carità! La prima storica l’ho avuta quando ho preso la patente. Papà non voleva che comprarmi la moto, io facevo i capricci e una mattina ho trovato le chiavi di una 911 S passo corto sul comodino.
-Assomiglia un po’ al dottor Stranamore il driver svizzero, sorridente e loquace.
A Mantova ha portato una’Alfa 2500 SC , ma a Zurigo ha sette Ferrari. Suo padre aggiustava le macchine da cucire, ma lo ha mandato all’università. Oggi vende una gommapiuma speciale per i sedili degli aeroplani.
-Delle gare in Italia mi piace soprattutto il pubblico.In Svizzera i verdi ci tirano le uova.
Alla tavolata della Eberhard, che a Nuvolari ha dedicato il suo cronografo di maggior successo c’è tutto il Classic Team, vera scuderia con sessantadue soci e sedici equipaggi schierati. C’è anche una Fulva HF senza neppure i fanaloni. Il magico mondo delle auto d’epoca sa anche essere umano.
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