Francesco Hayez, il cantore del Risorgimento alle Gallerie d’Italia

La bella mostra a cura di Fernando Mazzocca che le Gallerie d’Italia (Milano, piazza Scala) dedicano a Francesco Hayez, protagonista del Romanticismo italiano, offre l’occasione di ammirare un centinaio di opere del pittore veneziano, tra cui alcune mai esposte o non esposte da più di un secolo, come le lunette affrescate strappate dal Palazzo Ducale di Venezia, rappresentanti Continenti, Allegorie e Divinità marine, che Hayez dipinse nel 1819 e Stendhal ammirò nel suo soggiorno in laguna del 1828, sottoposte per la mostra a un impegnativo restauro grazie al contributo di Intesa Sanpaolo.

L’esposizione spazia, in ordine cronologico, attraverso i tanti generi frequentati da Hayez: la pittura monumentale storica (Maria Stuarda nel momento che sale al patibolo, I due Foscari), quella religiosa (la serie delle Maddalene, Crocifisso con la Maddalena piangente, Due apostoli, Ecce Homo), la ritrattistica (con i due ritratti a pendant di Alessandro Manzoni e della moglie Teresa, i ritratti delle celebri nobildonne milanesi Cristina di Belgiojoso e Clara Maffei, nonché i ritratti “intimi” dell’amante Carolina Zucchi e la scandalosa Venere che scherza con due colombe, ritratto della ballerina Carlotta Chabert), gli autoritratti (da quello giovanile dipinto a sedici anni, nel quale l’artista si ritrae insieme ai familiari, all’ultimo, eseguito a ottantotto anni, passando per l’Autoritratto con un gruppo di amici del Museo Poldi Pezzoli nel quale Hayez si raffigura accanto agli amici Pelagio Palagi, Giovanni Migliara, Giuseppe Molteni e Tommaso Grossi), l’orientalismo (Odalisca), i temi allegorici (Malinconia, Meditazione).

Ma il pezzo forte della mostra è certamente l’accostamento delle tre versioni del Bacio, il quadro in assoluto più famoso di Hayez, diventato un’icona popolare: da quella di Brera del 1859, la più famosa, a quella del 1867 (con il drappo bianco aggiunto sui gradini a destra), passando per quella del 1861 (con l’abito bianco della donna, al posto di quello azzurro della prima versione).

Grazie ad alcuni prestiti straordinari sono poi poste a confronto con l’opera di Hayez alcune sculture in marmo che ben dialogano con la sua pittura: la Maddalena penitente di Antonio Canova, di cui Hayez fu allievo, e La preghiera del mattino di Vincenzo Vela, tra le altre.

La mostra offre quindi, oltre all’occasione di ammirare l’insieme dell’opera di Hayez e fare il punto sugli studi, la possibilità di riconsiderare la cultura figurativa dell’Ottocento romantico, grazie agli approfondimenti svolti a livello critico e storico e alle nuove indagini effettuate sui materiali.

Alessia Guadalupi

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