di Massimo Greco
In un contesto di continue trasformazioni sociali ed economiche, le dinamiche dei territori richiedono una classe politica in grado di governare il cambiamento e di accettarne le correlate sfide. Mentre i partiti politici non riescono a riprendere quota e fiducia fra i cittadini, le figure istituzionali sulle quali si concentrano tutte le attenzioni delle comunità locali sono certamente i Sindaci. L’elezione diretta dei Sindaci ha infatti saldato uno stretto collegamento con l’elettorato, scalfibile solo in presenza di gravi fatti e con lo strumento della mozione di sfiducia promossa da una maggioranza qualificata. Aspettative, speranze, prospettive, illusioni, programmi, sviluppo, dialogo, ripresa, trasparenza e partecipazione sono solo alcuni degli ingredienti di una pietanza in agro-dolce servita ad ogni cittadino che decide di immolarsi per la propria comunità. Nell’esercizio delle proprie funzioni, il Sindaco non ha solo una responsabilità amministrativa soggettiva ma ha anche quella ben più impegnativa e, spesso sottovalutata: la responsabilità politica oggettiva. Il sindaco è infatti politicamente responsabile di tutto ciò che accade nel bene e nel male nel proprio territorio ed a prescindere da una diretta responsabilità istituzionale. Postulato di questa presa d’atto è che le qualità richieste ad un Sindaco sono certamente maggiori di quelle richieste ad un Consigliere comunale. Il Sindaco deve quindi avere una predisposizione caratteriale per un non comune impegno pubblico.
Ma vi è di più, Stato e Regioni non sembrano affatto disponibili a riconoscere l’impegno sempre più gravoso dei Sindaci. Vulnerando ogni forma di autonomia politica le leggi finanziarie degli ultimi anni giocano con armi a doppio taglio nei confronti dei Sindaci, da una parte sottraggono progressivamente risorse finanziarie e dall’altra generano strumenti istituzionali come gli ambiti territoriali ottimali per le gestioni dei servizi idrici e dei rifiuti, per i quali richiedono comunque un impegno congiunto dei Sindaci. Oggi il Sindaco oltre ad amministrare il proprio Comune, deve partecipare obbligatoriamente all’assemblea dei sindaci per la gestione integrata del servizio idrico (ATO idrico), all’assemblea dei Sindaci per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti (SRR), alla conferenza dei Sindaci per la programmazione sanitaria provinciale, al comitato dei Sindaci del rispettivo distretto socio-sanitario, alla conferenza sull’ordine e la sicurezza pubblica, agli organi di governo delle proprie partecipate (consortile, societarie e associative in genere) e, tra non molto, anche all’assemblea consortile, o metropolitana, dei liberi consorzi comunali e delle città metropolitane. E, come se non bastasse, almeno uno dei (s)fortunati Sindaci della Sicilia parteciperà anche alla costituzione del nuovo Senato della Repubblica in veste di Senatore.
In tale contesto, in cui al Sindaco vengono richiesti super poteri, si registra ancora la demagogica e populista politica di chi vorrebbe ridurre a simbolica l’indennità percepita dal 1° cittadino. L’impegno politico di un Sindaco siffatto, non solo dovrebbe essere adeguatamente remunerato, ma idoneamente stimolato, pena il rischio di lasciare a dilettanti, sprovveduti e arrampicatori sociali questo fondamentale ruolo istituzionale. Casistica, purtroppo, sempre più diffusa.
“D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. (Italo Calvino)
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