Saranno coinvolti in tale manovra ministeri, Comuni, Regioni ma anche enti come l’Inps, centri di tecnologia e centri di Astrofisica e Fisica Nucleare. Un taglio che riscalda gli animi e apre la polemica. Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, ha commentato la notizia così: “Non sembra possa essere lo stesso Governo che nei mesi scorsi ha promosso il piano Crescita Digitale e la Strategia per la Banda ultra larga e ora ordina alle Pubbliche amministrazioni di tagliare del 50% la spesa in tecnologie informatiche”. Aggiunge inoltre: “E’ una visione incomprensibile, primo perché è in contrasto con le politiche di crescita e sviluppo dell’occupazione, di cui il digitale è il motore principale, e in aperta contraddizione con gli impegni sull’innovazione sin qui presi dal Governo, secondo perché significa tagliare proprio lo strumento principale per operare una spending review strutturale».
Insomma, da un lato, grandi idee su una pubblica amministrazione digitalizzata, dall’altro dirigenti statali che temono di poter essere richiamati per danno erariale se non si preoccuperanno di spendere la metà di quel che hanno speso fino ad ora per una connessione internet e un ammodernamento del loro parco macchine (non certo molto recenti). Peraltro non si può nemmeno quantificare il valore del risparmio che si conta di ottenere poiché come afferma l’ex commissario della spending review, Carlo Cottarelli, nessuno sa quanto si spende di preciso.
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