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Al comma 126, la suddetta legge sancisce infatti che, ai fini della valorizzazione del merito del personale docente, viene istituito un fondo di circa 24mila euro per ogni istituto scolastico. L’obiettivo è quello di potenziare il merito del personale docente di ruolo delle varie scuole di ogni ordine e grado, presenti sui posti comuni e anche su quelli di sostegno.
Alle polemiche e alle controversie sollevate in merito alle modalità di riscossione delle spese del bonus di 500 euro e degli acquisti validi ai fini della formazione didattica, ora si aggiungono anche quelle attinenti al bonus del merito, soprattutto a fronte delle mancate entrate causate dal blocco dei contratti.
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Sono migliaia, infatti, i docenti che lamentano come sia il bonus docenti che quello legato al merito siano soltanto dei palliativi a fronte di una situazione che vede fermi i contratti da ben 7 anni. Il blocco dei contratti degli insegnanti, infatti, sussiste oramai dal 2009, portando con sé anche la scomparsa degli scatti di anzianità, compensi, indennità, oltre alla decurtazione stipendiale che ne deriva, pari a circa 4mila euro annui. Cifra, che se moltiplicata per il numero di anni di mancato rinnovo contrattuale, raggiunge un importo considerevole (28mila euro in 7 anni).
Sono, poi, gli insegnanti precari ad essersi sollevati per contestare la rispettiva esclusione dal bonus per l’aggiornamento e l’autoformazione. Sono infatti 300mila i docenti precari, comunque tenuti alla formazione in servizio ugualmente a quanto previsto per i colleghi di ruolo, che sono stati lasciati fuori dall’incentivo dei 500 euro e che dunque ora contestano l’iniquità di trattamento.
In tal senso, infatti, non si placano le polemiche: gli insegnanti precari, con il sostegno dell’Associazione sindacale professionale – Anief, hanno avviato un ricorso al Tar del Lazio proprio con lo scopo di estendere l’incentivo a tutti i docenti che prestano servizio anche con supplenza annuale e breve, oltre che al personale Ata.
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