L’aliquota Iva ordinaria, attualmente al 22%, arriverà subito al 25%, senza il passaggio intermedio del 24%, mentre l’aliquota speciale salirà direttamente al 13%. E’ quello che si apprende consultando la bozza del testo della manovra finanziaria, così come approvata dal Cdm di giovedì scorso, 15 ottobre.
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L’oppressione dell’Iva dunque continua. La legge di Stabilità per il 2015, già lo scorso anno, aveva previsto una serie di clausole di salvaguardia connesse ai risultati della spending review. Tra queste, oltre all’incremento delle accise sulla benzina, vi erano il rialzo graduale dell’Iva ordinaria al 25,5% o di quella speciale al 13% (rispettivamente, al 24% e al 12% entro il 2016; al 25% e al 13% nel 2017 e, infine, al 25,5% nel 2018).
La promessa del Governo, una volta raggiunti gli obiettivi di bilancio, era quella di eliminare i preventivati aumenti dell’Iva. Promessa pare non mantenuta, circoscritta alla sola cancellazione dell’aumento intermedio, messo in calendario per il 2016. Nessun annullamento, infatti, degli innalzamenti previsti per il 2017 (con l’Iva ordinaria al 25% e l’Iva speciale al 13%) e per il 2018 (con l’Iva ordinaria al 25,5%).
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Rispetto all’anno scorso, quando l’aumento dell’Iva era legato al mancato conseguimento degli obiettivi di spending review, oggi, al contrario, la clausola di salvaguardia dalla quale viene a dipendere la disattivazione dell’incremento dell’aliquota Iva (la cui previsione quindi esiste ed è già inserita nella legge di Stabilità), coincide con il raggiungimento degli obiettivi fissati tramite la cosiddetta Voluntary Discosure, il rientro dei capitali illegalmente detenuti all’estero, favoriti dalla previsione di una serie di agevolazioni accordate dallo Stato.
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