La rigidità del Ministro dell’Economia sarebbe più accettabile se le indicazioni delle Entrate fossero arrivate in tempi ammissibili, non essendo però avvenuto questo non può far ricadere le responsabilità sui professionisti e i contribuenti, lamentano gli operatori. La complessa procedura della voluntary si è, infatti, ultimata soltanto al termine del mese di agosto quando sono stati chiariti ulteriori punti per incrementare il numero delle adesioni. Tra essi, la soluzione della problematica del raddoppio dei termini penali, l’accordo con le banche svizzere, l’emanazione delle circolari dell’Agenzia n. 30/E dell’11 agosto e n. 31/E del 28 agosto. L’estensione del termine per perfezionare la procedura di adesione, inoltre, non soltanto sarebbe auspicata dai contribuenti interessati, ma agevolerebbe la stessa Agenzia delle Entrate che, dovendo effettuare tutti i controlli sulle domande di regolarizzazione, avrebbe tempi meno ristretti, per non parlare poi del beneficio che ne deriverebbe per le entrate erariali.
Lasciarsi sfuggire un’occasione come questa, infatti, dal momento che il Governo necessita di risorse per mantenere le promesse del premier Matteo Renzi sulla riduzione delle imposte, non sarebbe una buona mossa da parte dello stesso Esecutivo in quanto un’eventuale regolarizzazione dei capitali detenuti all’estero, in futuro, non potrebbe più presentarsi. L’auspicata proroga dovrebbe comunque essere circoscritta a determinate tempistiche, in quanto sforare il termine del 31 dicembre 2015 e così influire sulle annualità coinvolte dalla scadenza dei termini, non sarebbe conveniente. Logica vuole che la proroga molto probabilmente si applicherà, dietro il pericolo tuttavia che professionisti e rispettivi clienti potrebbero fare i conti con le agitazioni dettate dall’ultimo minuto. D’altro canto, l’ipotesi che vuole una riapertura dei termini successiva alla scadenza del 30 settembre sarebbe alquanto inopportuna quale prova di mancata trasparenza e fiducia tra fisco, contribuenti ed operatori del settore.
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