Tabelle di equiparazione
La versione definitiva del decreto di Palazzo Chigi ha confermato il nodo più delicato con le «tabelle di equiparazione», in altre parole lo strumento (da tempo previsto ma fino ad ora mai attuato) atto a disciplinare i passaggi da un comparto all’altro. Il decreto, che dovrebbe riguardare almeno 8mila persone, precisa come la parte “variabile” dello stipendio che non rientra nei parametri del nuovo inquadramento sarà garantita solo per le voci «con carattere di generalità e natura fissa e continuativa», nel caso in cui l’ente di destinazione trova i fondi anche a valere sulle risorse assunzionali. Una simile previsione ha scatenato le proteste sindacali e quando in concreto le mobilità prenderanno il via, il rischio di ricorsi a catena diventa tangibile. Un primo riscontro lo si avrà con le procedure avviate dal ministero della Giustizia, le quali secondo l’ultima manovra (comma 425 della legge 190/2014) dovrebbero assorbire entro il 2017 fino a 2mila esuberi provinciali.
Criteri generali per la mobilità
Un simile rischio si corre anche con il provvedimento in arrivo sui criteri generali per la mobilità. Agli spostamenti interni al comparto di Regioni ed enti locali sono interessate circa 10mila persone, cioè i dipendenti dei centri per l’impiego che dovrebbero passare alle Regioni in attesa del varo dell’agenzia nazionale prevista dal Jobs Act e una quota dei poliziotti provinciali in «transito» verso i Comuni. Lo prevede il decreto enti locali approvato prima della pausa estiva, tuttavia questo secondo provvedimento ministeriale ha un compito persino più ampio. Quest’ultimo infatti fissa un termine di 20 giorni per le Province per pubblicare l’elenco degli “esuberi” nel Portale nazionale della mobilità, e di 40 giorni per i Comuni e le Regioni per inserire nello stesso Portale i posti disponibili in dotazione organica. La condizione basilare per permettere gli spostamenti rimane ovviamente l’incrocio di domanda e offerta, tuttavia anche in questo provvedimento (articolo 10 della bozza) si ripresenta la garanzia sulla busta paga concentrata sulle voci con carattere di generalità e natura fissa e continuativa. Sugli inquadramenti dei nuovi arrivi l’ultima parola rimane comunque ai dirigenti delle amministrazioni di destinazione, dal momento che i provvedimenti chiedono loro di valutare anche titoli e curricula per definire le collocazioni. Si tratta dell’ennesimo passaggio delicato, visti i possibili rischi di impugnazione da parte dei diretti interessati e le eventuali obiezioni da parte della Corte dei conti in caso di distacco dai parametri generali.
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