Nei giorni scorsi, dopo la diffusione della notizia sulla decisione della Consulta, analisi e stime del costo per lo Stato si sono sprecate. Ancora non c’è un conteggio ufficiale, ma si parla di non meno di 10 miliardi di dollari, un esborso che potrebbe addirittura portare all’aumento delle aliquote Iva, per effetto della clausola di salvaguardia.
Insomma, il governo è in allarme rosso anche se per il momento non è stata presa alcuna posizione ufficiale. In realtà, però, ieri qualche voce dal sen fuggita è trapelata, in particolare quella del sottosegretario all’Economia Zanetti, il quale ha candidamente ammesso che le casse pubbliche non sarebbero tenute a rimborsare tutti i pensionati coinvolti nella sentenza della Consulta.
“E’ impensabile – ha affermato l’esponente dell’esecutivo – che si restituiscano soldi ai pensionati che prendono 3500 o 4000 euro al mese. Sarebbe immorale, un’ingiustizia spaventosa e il governo deve dirlo forte”.
Parole molto forti, in presenza della convinzione, emersa sempre nelle ultime ore, che non tutti i pensionati interessati potrebbero permettersi di pagare il ricorso al solo fine di ottenere dai 1000 ai 1500 euro come conguaglio per le mensilità ridotte degli anni scorsi.
Ora, però, arriva la secca smentita della Corte, la quale ha fato sapere che le pronunce derivanti dalla Consulta acquistano immediata efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, senza che ai cittadini sia richiesto di appellarsi per ottenere il riconoscimento del diritto ristabilito.
Ovviamente, è possibile velocizzare il processo di rimborso ricorrendo a un avvocato, ma a pura discrezione del cittadino, il quale, presto o tardi, dovrebbe comunque accedere al rimborso definito nella sentenza della Corte.
Le sentenze della Corte, insomma, sono da ritenersi di applicazione immediata: il governo è obbligato a restituire quanto trattenuto dalle pensioni per effetto della legge Fornero dal 2012.
Di quanto saranno i rimborsi?
Secondo le prime valutazioni elaborate dalla Uil, una pensione che nel 2011 arrivava a 1500 euro lordi – tre volte il minimo – dovrebbe ottenere una rivalutazione pari a 85 euro al mese, per un totale di 2540 euro per i due anni mancanti e gli effetti conseguenti sul 2014.
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