Abbiamo già detto il nostro “no” nel 1987, ma i nostri governanti intendono, nuovamente, tastarci il polso per verificare l’effetto che il loro ragionamento ha prodotto nelle nostre menti. Ci hanno detto e ridetto, anche con l’aiuto di rassicuranti cervelli che dormirebbero in camera da letto con le scorie, che non ci sono alternative al nucleare.
Oggi che il Giappone ci dimostra l’effetto che fa, il nostro governo dice di voler essere riflessivo. Per non fargli torto con i soliti pregiudizi, con animo libero, vediamo in che modo.
Dice il ministro Romani: “Oggi non possiamo non dire che siamo preoccupati”, ma “La scelta del paese avvenne nell’onda dell’emozione per Chernobyl”.
Vuole forse dire il Ministro che noi avvertivamo un pericolo inesistente perché propensi, da buoni italiani, all’emozione? Allora mi chiedo: i morti, le malattie, la distruzione, il dolore e la desolazione di quei luoghi erano il frutto dell’immaginazione di menti governate dall’emozione? Nulla di ciò. Piuttosto qualcuno vuole tingere di rosa quello che è nero come la pece. Siccome non vogliamo che i temporeggiamenti strumentali aggravino la situazione energetica, dando ai governanti il pretesto per riproporre il nucleare, dobbiamo fare qualcosa e subito. La statura di chi ci governa giustifica ogni sospetto. Questi sono capaci, loro sì, dopo averci lasciato al freddo e al buio, di cavalcare l’onda emozionale di chi teme l’epoca delle caverne, per somministrarci radiazioni a dosi massicce.
Ripeto, i sospetti ci sono tutti. Non dobbiamo dimenticare che un altro ministro, quello dell’Ambiente – a dimostrazione del vigore, tutto nostrano, del potere – nell’immediatezza del disastro giapponese, senza darsi il tempo di confezionare bugie riflessive, ha detto: “Trovo strumentale e macabra la polemica sul nucleare italiano” (Prestigiacomo, 12 marzo 2011); “La linea italiana sul nucleare non cambia. Nessuna sottovalutazione, ma neppure un allarmismo rispetto ad una situazione eccezionale, una calamità che è stata definita un’apocalisse in un paese ad alto rischio sismico” (Prestigiacomo, 14 marzo 2011). Ed ancora, per la ministra l’abbandono del nucleare, a seguito del referendum del 1987, in Italia fu “Una scelta sciagurata, dettata purtroppo da un’emotività fortissima, speculando sulla paura” (Prestigiacomo, 14 marzo 2011). Dopo una notte di autocoscienza, il giorno successivo, la solita vuole mostrarci il suo ravvedimento e dice: “L’incidente nella centrale giapponese, che seguiamo con preoccupazione, ci spinge ad approfondire ulteriormente i temi della sicurezza, e i problemi della sismicità dei siti”. Noi sentimentali avremmo potuto crederci se non fosse che, a proposito di bugie riflessive, qualcuno abbia ascoltato, dopo solo due giorni, mentre si celebrava l’unità d’Italia, in che modo i potenti riflettono il problema: “E’ finita, non possiamo rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate”. Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, si ferma a colloquio con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ed il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, ed indica la strategia per l’uscita dell’Italia dal nucleare. Il responsabile del dicastero di via XX Settembre ascolta la collega con interesse. “Bisogna uscirne, ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare niente. Si decide tutto fra un mese”(ANSA).
Siamo in mano ad una genia che, in preda alla fregola elettorale, fa finta di ravvedersi, spacciando per riflessione l’interesse ad accantonare, per il tempo giusto, tutto ciò che possa interferire con il voto.
Dopo aver capito in mano a chi siamo, posso dire la mia idea, che è semplice. Dobbiamo farcela senza atomo. I dati ci dicono che l’eolico e il fotovoltaico, da soli, non possono soddisfare il nostro fabbisogno, ma non tengono conto della quantità di energia che ognuno di noi potrebbe produrre, se solo il nostro legislatore si decidesse a incentivarne la produzione (con aiuti congrui e concreti) e a investire sulle rinnovabili, ricercando nuovi modi per incamerare energia a minor costo. La costituzione di agenzie che educhino a consumare meno e a costruire abitazioni ecocompatibili potrebbe fare il resto.
Le somme destinate alla costruzione di centrali nucleari potrebbero coprire le spese necessarie per raggiungere detti obiettivi, dando lavoro a tanti giovani professionisti che hanno a cuore l’ambiente e la sopravvivenza dell’uomo.
Chi ci governa, invece, ritiene sia più conveniente costruire le centrali nucleari, che cambiare le abitudini dei cittadini maleducati. Le idee semplici, oggi, hanno bisogno di tanto sostegno e di tanta gente di buona volontà.
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