Come si ricorderà, infatti, nel mesi scorsi i punti di contrasto tra maggioranza del Pd vicina al premier Renzi e alla ricetta del ministro Poletti, da una parte, e sinistra dem dall’altra, la minoranza guidata da Stefano Fassina, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, tra gli altri, non erano mancati sulla riforma del lavoro. Al punto che, molti di loro, si erano rifiutati di approvare la legge delega poi licenziata dal Parlamento.
Un attrito che non è stato risolto neanche dall’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella – che pareva aver riappacificato il Partito democratico – e che si è ripresentato puntuale nella discussione dei primi decreti delegati in seno alla riforma, approdati in Parlamento per ricevere il via libera e applicare, così, le novità in tema di lavoro su contratti, licenziamenti e reintegri.
Ieri, dunque, è arrivato l’ok della commissione Lavoro di Montecitorio, giunto a ruota di quello di palazzo Madama, che in sostanza ha ripreso e aggiornato le osservazioni dei colleghi senatori, chiedendo all’esecutivo modifiche al decreto su alcuni punti.
Nello specifico, la commissione ha approvato il testo del provvedimento che introdurrà il contratto a tutele crescenti, ponendo però la questione delle modifiche a licenziamenti collettivi, restringendo le opportunità di attuare quelli individuali e, infine, aumentando indennizzi e non applicazioni del Jobs Act al pubblico impiego.
Sulle questioni di merito, però, è avvenuta un’altra spaccatura, dal momento che Area popolare, cioè il raggruppamento che unisce Ncd e Udc, non ha espresso parere favorevole alla risoluzione dell’organo parlamentare.
Cosa è passato
Certamente promosso l’allargamento della platea di coloro che potranno usufruire dei voucher di ricollocamento nelle Agenzie per l’impiego, più l’incremento della Naspi – la nuova assicurazione per la disoccupazione – da 18 a 24 mesi massimi.
Proprio nell’esame del decreto in materia di ammortizzatori sociali la maggioranza si è ricompattata, e, questa volta, Udc e Ncd hanno votato assieme ai componenti del centrosinistra.
Confermata anche la nascita dell’Agenzia unica per le ispezioni sul lavoro, che andrà a integrare i servizi già attivi presso ministero del Lavoro, Inps e Inail, mentre saranno soppresse le Direzioni territoriali e interregionali del lavoro. I dipendenti di questi enti in via di dismissione saranno fatti confluire nella nuova Agenzia o nelle piante organiche di Inps, Inail o Prefetture.
QUI IL TESTO DEL DECRETO SUI LICENZIAMENTI
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