– il rafforzamento della tutela giurisdizionale del contribuente;
– la terzietà dell’organo giudicante;
– il rafforzamento e la razionalizzazione dell’istituto della conciliazione nel processo tributario;
– l’eventuale composizione monocratica dell’organo giudicante;
– i criteri di determinazione del trattamento economico spettante ai componenti delle Commissioni tributarie;
– il rafforzamento della qualificazione professionale dei componenti delle Commissioni tributarie, al fine di assicurarne l’adeguata preparazione specialistica;
– l’uniformazione e generalizzazione degli strumenti di tutela cautelare nel processo tributario;
– la previsione dell’immediata esecutorietà, estesa a tutte le parti in causa, delle sentenze delle Commissioni tributarie;
– infine, l’individuazione dei criteri di maggior rigore nell’applicazione del principio della soccombenza ai fini del carico delle spese del giudizio.
Il processo tributario necessita, infatti, di una urgente riforma che possa finalmente ricondurre sullo stesso piano l’Amministrazione finanziaria e il contribuente, affinché quest’ultimo possa essere messo nelle condizioni di difendersi appieno, così come avviene in tutti gli altri processi previsti nel nostro Paese. Va detto che, davanti alle Commissioni tributarie, organizzate e gestite dal Ministero dell’Economia, il contribuente ha dei limiti difensivi, non potendo, ad esempio, citare testi o deferire giuramenti.
L’attuale crisi finanziaria, del resto, è tale per i problemi di natura fiscale legati all’elevata tassazione ma anche e soprattutto per i limiti che il contribuente incontra nella sua difesa.
Alla luce dei suddetti criteri, ho redatto un progetto di decreto legislativo di riforma del processo tributario, in discussione al Parlamento, che mira ad una profonda riforma del processo tributario mediante l’introduzione degli istituti della testimonianza e del giuramento, l’incorporazione dei giudici tributari nell’ambito della magistratura ordinaria (Ministero della Giustizia) con contestuale sottrazione degli stessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dal quale attualmente dipendono strutturalmente ed organicamente, e che è una delle parti in causa ed ha tutto l’interesse a restringere l’autonomia dei giudici e rendere quanto mai difficoltosa la difesa del contribuente.
Ed ancora, la possibilità di chiedere la sospensiva anche in grado di appello e in Cassazione nonché la possibilità di conciliare in ogni stato e grado del processo, al contrario di oggi laddove il contribuente è costretto a conciliare e definire sino alla prima udienza utile di merito e non oltre.
In sostanza, il diritto di difesa costituzionalmente garantito dall’art. 24 non può in alcun modo essere limitato e pregiudicato ed è necessario, pertanto, sensibilizzare l’opinione pubblica a livello nazionale affinché tutti i contribuenti possano avvertire e supportare la necessaria ed urgente riforma del processo tributario, considerata l’importanza del momento storico e l’occasione offerta dalla richiamata legge delega.
L’autore dell’articolo terrà un convegno sul tema nei prossimi giorni. Qui le informazioni
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