Ieri, infatti, il governo ha posto la questione di fiducia sulla nuova legge di bilancio, che è stata trasformata dal governo stesso in un maxiemendamento posto all’attenzione del Senato, che dovrebbe ricevere il via libera dall’aula già in giornata.
Le attese novità sul fronte delle pensioni e, soprattutto, su quello del ritiro dal lavoro dei Quota 96, sono rimaste solo negli intenti di alcuni parlamentari solitari, i quali hanno cercato di introdurre qualche correttivo in volata, prima che il testo uscisse dalla Commissione Bilancio.
Alla fine, però, la decisione del governo, annunciata in aula dal ministro per i Rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi, è stata quella di tagliare i tempi drasticamente con la presentazione di un nuovo maxiemendamento definitivo, che dovrebbe accogliere gli emendamenti ammessi nel corso del dibattito in commissione.
Pensioni lasciate al palo
Dunque, rimarranno anche nel nuovo testo le novità presenti nella versione licenziata alla Camera, con la possibilità di andare in pensione in anticipo prima dei 62 anni, ma senza le penalizzazioni previste oltre al calcolo dei contributi.
Le uniche novità sono state introdotte dall’emendamento 1.5001, che prevede dei benefici per le vittime di atti terroristici. Viene introdotto, quindi, un benefit ai fini del calcolo per i dipendenti invalidi afferenti al settore privato.
Ecco il testo dell’emendamento:
Viene integrata la normativa in materia di benefici pensionistici alle vittime del terrorismo e delle relative stragi. In particolare, dopo il comma 1 dell’art. 2 della L. 206/04, che dispone che “Ai fini della liquidazione della pensione e dell’indennità di fine rapporto o altro trattamento equipollente a chiunque subisca o abbia subito un’invalidità permanente di qualsiasi entità e grado in conseguenza di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, nonché alle vedove e agli orfani, la retribuzione pensionabile va rideterminata incrementando la medesima di una quota del 7,5 per cento”, viene introdotto un comma 1-bis in virtù del quale ai fini degli incrementi di pensione e di TFR ordinario o aggiuntivo o equipollenti, per i soli dipendenti privati invalidi (ed i loro eredi ed aventi diritto) che abbiano presentato domanda secondo la previgente normativa entro il 30/11/07, in luogo della percentuale del 7,5%, a prescindere da qualsiasi sbarramento all’accesso alla qualifica superiore, si fa riferimento alla percentuale di incremento tra la retribuzione contrattuale immediatamente superiore e quella contrattuale posseduta dall’invalido alla data del pensionamento, se superiore.Viene poi previsto che i benefici spettano al coniuge ed ai figli dell’invalido anche se il matrimonio sia stato contratto o i figli siano nati dopo l’evento terroristico. A meno che l’invalido non contragga matrimonio dopo che il beneficio sia stato attribuito ai genitori. In tale caso, infatti, il coniuge ed i figli sono esclusi dal beneficio stesso.Infine, ai fini del diritto al beneficio, l’emendamento dispone che è irrilevante il fatto che la posizione assicurativa sia “aperta” al momento dell’evento terroristico o successivamente. “In nessun caso sono opponibili termini o altre limitazioni temporali alla titolarità della posizione e del diritto al beneficio”.
Ancora, resta da capire se questo emendamento è stato introdotto pari pari nel maxiemendamento presentato ieri dal governo alla legge di stabilità, ma è molto probabile che la disposizione verrà confermata.
Sul fronte dei Quota 96, invece, ancora il quadro è amaro: il viceministro dell’Economia Morando ha infatti affrontato l’argomento, specificando che la soluzione arriverà, ma non nella finanziaria prossima all’approvazione. Così si spiegano le continue bocciature di emendamenti presentati per risolvere una volta per tutte la vicenda.
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