Dallo scorso 30 giugno, infatti, vige in Italia la legge che obbliga tutti gli esercenti privati – in società o autonomi – a poter ricevere per i pagamenti oltre 30 euro, anche il saldo in formato elettronico.
Peccato, però, che, contestualmente all’obbligo, la legge non abbia sancito l’entrata in vigore anche delle sanzioni per i trasgressori, lasciando, di fatto, incompiuta la norma.
In prima battuta, molti studi professionali, attività commerciali, negozi e via dicendo, si erano visti prossimi a dover sborsare fino a mille euro per aggiornarsi con la strumentazione.
Poi, però, le organizzazioni di rappresentanza – Consiglio nazionale forense su tutti – hanno posto in evidenza come la regolamentazione non prevedesse sanzioni immediate per chi fosse contravvenuto alle disposizioni di legge. Un vero bluff, insomma, per una legge in vigore ma senza potere sanzionatorio, sostanzialmente inutile.
Ieri, però, si è diffusa la voce secondo cui in Parlamento si starebbe pensando a una via d’uscita da questo cul de sac, approntando una modifica alla legislazione, che consenta, oltretutto, di abbattere i costi sull’aggiornamento dei metodi di pagamento disponibili negli studi professionali, attività commerciali e quant’altro.
Così, la modifica attesa sarebbe quella che andrebbe a correggere il decreto interministeriale del 21 gennaio 2014, arrivato a ruota del decreto 179, che all’articolo 5 sanciva l’obbligatorietà del pagamento Pos anche tra i professionisti.
Si starebbe, in tal senso, pensando a un abbattimento dei costi fissi dei terminali Pos, che attualmente oscillano tra i 25 e i 180 euro, che andrebbero a sommarsi agli importi necessari per l’acquisto della strumentazione.
Per eliminare, poi, le mancate sanzioni, dovrebbe saltare il riferimento alla mora del creditore, la facoltà, cioè, per il cliente di pretendere di saldare il debito successivamente al momento di acquisto, senza subire interessi o sovraccarichi al saldo pattuito.
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