A distanza di poche ore una dall’altra, infatti, due istituzioni severe come Bankitalia e l’Istat – centro statistico di ricerche ed elaborazione dati nazionale – hanno bocciato la legge di stabilità che così faticosamente l’esecutivo era riuscito a far digerire, prima alla Ragioneria di Stato, poi al presidente della Repubblica e, infine, anche ai commissari europei di Bruxelles.
Ora, però, è arrivata questa doppia mazzata sul capo della finanziaria, proprio nelle ore che precedono il suo debutto in Parlamento, dove è arrivata nei giorni scorsi per consentire alle forze politiche di avviare esame, dibattito ed eventuali modifiche.
I dubbi dell’Istat
Sul fronte macroeconomico, l’istituto di statistica ha certificato come, nel 2015, la recessione economica dovrebbe finalmente scomparire, pur di fronte a una crescita ancora troppo tenue, che la manovra economica del governo non riuscirà comunque a spingere.
La stima dell’Istat per il Pil nel prossimo anno, è di un misero +0,5%, con il parallelo incremento dello 0,3% alla spesa delle famiglie, favorito dalla bassa inflazione che si continuerà a registrare. A parere dell’Istat, però, permane un ampio margine di incertezza, in particolare proprio in relazione agli effetti che la finanziaria potrà generare sull’economia.
Le certezze di Bankitalia
Molto meno caute le previsioni di Bankitalia, che si dedica sul provvedimento che più di ogni altro ha fatto discutere fino adesso, peraltro adottato dal governo in via sperimentale poiché, evidentemente, non si riescono a figurare con assoluta sicurezza i possibili scenari. Si tratta del Tfr in busta paga, la facoltà che il governo lascerà a partire dal 2015 ai dipendenti privati.
QUI LE INFORMAZIONI SUL TFR IN BUSTA PAGA
Peccato, però, avverte la banca nazionale tramite il proprio vicedirettore Signorini, ospitato alla Camera in un’audizione propedeutica al lavoro delle commissioni, “lo smobilizzo del Tfr maturando inciderebbe negativamente sulla capacità della previdenza complementare, o del Tfr se percepito alla fine della carriera, di integrare il sistema pensionistico pubblico, che in prospettiva presenta bassi tassi di sostituzione, soprattutto per i giovani, mediamente più soggetti a vincoli di liquidità”.
Insomma, un quadro horror, che non farebbe che complicare il già problematico rapporto dei lavoratori con una previdenza che allungherà sempre più i propri requisiti per la maturazione dell’assegno. A maggior ragione, la possibilità per i giovani di aderire all’opzione di anticipo del Tfr nello stipendio mensile, scoprirebbe questa categoria di lavoratori – già esposti al rischio della precarietà – anche alla percezione di pensioni non adeguate in futuro. Se mai ne avranno una, naturalmente.
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