Come si ricorderà, infatti, all’incirca un anno fa stava per scadere la prima, caotica scadenza dello strumento per le registrazioni delle operazioni svolte in regime Iva da parte di partite Iva, commercianti, artigiani e professionisti, anche al di sotto delle soglie precedentemente stabilite.
Un avvicinamento difficoltoso per molti studi, che portò, dopo settimane di polemiche, richieste e dubbi, alla proroga in extremis, proprio a poche ore dalla scadenza, che rinviò tutto alla fine di gennaio. Quindi, lo spesometro, nato come uno degli aspetti del fisco “spione”, arrivava a ingentilire notevolmente il proprio impatto sui contribuenti, che, infatti, riuscirono a rispettare la nuova scadenza senza troppi patemi, con l’apporto dei commercialisti.
Perché il nuovo spesometro
Ora, la legge di stabilità in arrivo alle Camere ha tra i suoi obiettivi il recupero ingente dell’evasione e, per ottenere questo risultato, propone di rivedere gli strumenti attualmente in funzione, tra cui anche lo stesso spesometro.
Secondo le misure inserite in finanziaria per prevenire l’evasione, infatti, la fetta più ingente di recupero di denaro sottratto alle casse pubbliche, dovrebbe proprio arrivare da tutta l’Iva che non viene debitamente corrisposta.
Per contrastare questo fenomeno ancora molto diffuso, allora, la strategia dovrebbe essere quella di spingere gli stessi contribuenti a correggere quanto prima gli errori e le imprecisioni nei versamenti dell’imposta tramite appositi e tempestivi ravvedimenti pena l’applicazione di apposite e immediate sanzioni.
Dunque, le informazioni oggi reperite tramite lo spesometro non funzionerebbero più in qualità di accertamento puramente quantitativo del rapporto tra operazioni di compravendita e margine rientrato nelle casse statali, ma finirebbe a fungere proprio da pungolo nei riguardi dei contribuenti per regolarizzare la propria posizione.
Scopo della legge di stabilità 2015, infatti, è proprio quello di recuperare fino a 15 miliardi dalla filiera in cui viene dispersa l’Iva, arrivando a stanare quegli anelli che non corrispondono il dovuto al fisco sulle operazioni svolte. Così, potrebbe davvero tornare lo spesometro “vampiro” della prima ora, quello che terrorizzava i contribuenti con l’anagrafe dei conti correnti.
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