Ci aveva pensato Laura Puppato, con l’interrogazione ad hoc al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, a rinfocolare la speranza di insegnanti e dipendenti della scuola rimasti al palo dopo la legge Fornero. In breve, grazie al nuovo metodo di calcolo del Pil, si sarebbero trovate le risorse da destinare a questa incresciosa vicenda che si trascina ormai da tre anni.
Come ribadito dalla stessa senatrice Pd in esclusiva a Leggioggi nell’intervista pubblicata qualche giorno fa, l’occasione propizia per realizzare il proposito, ed evitare il ripetersi di situazioni come quella accaduta la scorsa estate, con l’intervento della Ragioneria di Stato a bloccare l’emendamento nel decreto di riforma della PA, non poteva che essere la legge di stabilità.
Eppure, a quanto emerso dalle bozze e dai documenti programmatici correlati alla finanziaria finora circolati, non si può certo dire che i Quota 96 siano in vetta ai pensieri del governo. E pensare che la stessa senatrice Puppato aveva confermato come anche il ministro Giannini in persona si stesse curando della vicenda.
Le recenti esperienze, però, consigliano all’intera massa dei Quota 96, di mantenere i nervi saldi. Due sono le ragioni che suggeriscono di non perdere anche le residue speranze: da una parte, il ritardo nella presentazione della legge potrebbe essere un’opportunità per un ravvedimento immediato. Ma non solo: il vero banco di prova della politica sulla questione arriverà nella discussione in Parlamento della legge di stabilità. In uno dei passaggi parlamentari, infatti, potrebbe essere presentato l’atteso emendamento risolutivo, che potrebbe porre fine allo scempio una volta che la legge sarà tale.
Se, allora, era un manipolo di parlamentari ad aver incasellato a fatica un emendamento che poi fu spazzato via dalle rimostranze della Ragioneria di Stato, questa volta c’è però l’impegno diretto – anche se non in via ufficiale – del governo.
Con l’introduzione delle risorse in legge stabilità per sanare una volta per tutte le ferita dei Quota 96, il premier Matteo Renzi e il ministro della Pubblica Istruzione Giannini, così come quello dell’Economia Padoan e del Lavoro Poletti, apporrebbero una volta per tutte la propria firma alla pensione dei Quota 96. A questo punto, malgrado l’ingiustificabile ritardo, una sorta di prudenza si può anche comprendere da parte dell’esecutivo. Meglio la pensione assicurata nel testo quando la legge sarà votata e approvata, anziché un’introduzione per fare clamore che possa finire scartata come nel passaggio precedente.
Certo, il compito del governo ora si presenta assai più semplificato rispetto a qualche mese fa, dal momento che il prossimo anno una fetta corposa dei Quota 96 raggiungerà i requisiti minimi della nuova legge per l’addio alla cattedra.
Sindacati e gruppi di pressione non hanno intenzione di abbassare la guardia: solo una volta che la legge di stabilità sarà presentata, e poi approvata in via definitiva, si potranno trarre le conclusioni, e, magari, mettere la parola fine a questa vicenda.
Vai allo speciale legge di stabilità
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento