I dubbi su questa storia sono e restano tanti e se ne parlerà ancora a lungo.
Daniza era un animale protetto dallo Stato e per mano dello Stato è morta.
Poco importa a questo punto sapere perché o come.
Nel frattempo i suoi due cuccioli hanno presto imparato che la vita è un percorso duro da affrontare, soprattutto quando manca all’improvviso la guida che avrebbe dovuto darti gli strumenti per farlo.
Il dato è sempre lo stesso.
Ogniqualvolta deve essere data prova di “tenuta” (leggasi competenza e professionalità) nella gestione di situazioni che sono potenzialmente positive e potenzialmente foriere anche di un ritorno economico ( immaginate… l’incremento di visite nei parchi o un motivo in più per visitare il Trentino, quest’anno penalizzato dal clima impazzito ad esempio) c’è sempre “la cartina di pepe” che rende immangiabile la minestra al punto di doverla buttare via.
E che dire delle polemiche su chi ha torto e chi ha ragione?
Le indagini interne, quelle della Magistratura, i gruppi su FB, gli articoli sui giornali?
Fiumi di parole… compreso il mio.
Non possiamo più permetterci il lusso di “buttare la minestra”… anzi la fame cresce sempre di più e proprio perché le risorse a disposizione sono sempre minori, bisognerebbe sprecare meno e capitalizzare di più. Ma in positivo.
Se l’economia è in fase recessiva certo non è colpa di Daniza ma forse del “metodo” che l’ha ridotta ad essere (pare…) imbalsamata e acquistata all’asta (?) da uno stilista di moda per 125.000 euro.
Resta lo sgomento per un’altra occasione persa.
Daniza come Pompei che cade a pezzi, come i musei chiusi nei giorni di festa, come la tomba di Garibaldi al Verano piena di erbacce, come le scuole inagibili, come gli ospedali senza letti.
Daniza come noi.
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