Secondo i dati raccolti dalle direzioni provinciali del Lavoro nei primi sei mesi del 2014, sarebbero state quasi 32mila le liti che sono passate dal filtro della conciliazione, con 63.800 calcolate nel corso dei dodici mesi, qualche caso in meno rispetto alle 70mila del 2013.
La palma di settori più litigiosi va a quello commerciale e di industria manifatturiera, senza distanziare di molto anche il comparto dei servizi. I tempi sono comunque piuttosto dilatati: a fine giugno, certificano i dati, rimanevano pendenti circa 23mila casi, in gran parte sotto esame da oltre due mesi.
Arriva la negoziazione
Anche a questo proposito, è stata istituita nella recente riforma del processo civile, la nuova negoziazione assistita per opera di un avvocato, come ulteriore opzione di arrivare a un accordo tra le parti senza ricorrere in giudizio, per quelle materie in cui sia consentita la rinuncia del filtro conciliatorio, così come la transazione dei diritti del lavoratore.
Cosa produce la negoziazione? Scopo ultimo del nuovo istituto è riuscire a raggiungere un accordo che abbia valore vincolante di titolo esecutivo, sottoscritto da entrambe le parti e non impugnabile.
Quali materie. In sostanza, a essere sottoposte a negoziazione secondo i nuovi canoni della riforma, saranno quelle materie in è già possibile arrivare a conciliazione nelle sedi differenti: figurano, dunque, nella lista l’indennità di preavviso, le ferie non pagate, il licenziamento, senza dimenticare il divorzio e così via. Esclusi, invece, dalla procedura i casi più correlati alla persona, come la rinuncia alla libertà personale o quella di pensiero. In sostanza, la negoaizazione non cancella le altre forme di riavvicinamento tra le parti già esistenti, ma si tratterà di un’opzione aggiuntiva per dirimere le controversie.
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