Per quanto questa novità proposta dal governo Monti, non fosse stata accolta di buon grado dai diretti interessati, consentiva comunque di mantenere una parte di retributivo sulle pensioni in larga parte maturate.
Ebbene, con la decisione di piazza Cavour 17892/2014, esclusi coloro che si fossero già ritirati dal lavoro avendone i requisiti nei mesi passati, è stato disposto il blocco del regime, che per talune categorie rischia di essere ulteriormente distruttivo.
Ad esempio, a lamentare il danno della nuova pronuncia sono innanzitutto i ragionieri, dal momento che la sentenza, con lo stop al pro rata, richiede anche l’adeguamento alle Casse di previdenza, che dovranno erogare le prestazioni. Un esborso che rischia di tradursi in maxirate da 15 milioni l’anno per la categoria dei contabili e un colpo durissimo al patrimonio (si parla del -10%), con analoghe conseguenze per ogni categoria professionale. Abbastanza per mettere in ginocchio l’intero settore delle casse di previdenza professionali.
Situazione paradossale se si considera come anche di recente le casse – si pensi a quella forense – abbiano approvato nuove misure per rendere inevitabile il pagamento dei giovani iscritti: una decisione che non ha mancato di produrre reazioni indignate e richieste di cancellazione.
Dall’altro lato, anche la previdenza dei lavoratori dipendenti non se la passa affatto bene: l’Inps nell’ultimo bilancio ha infatti evidenziato perdite per oltre dieci miliardi di euro, con prospettive piuttosto incerte anche per i prossimi anni.
Contro la decisione della Cassazione, c’è chi sta mobilitando le categorie professionali, per ricorrere contro la decisione della Cassazione, che rischia di assestare un nuovo, durissimo, e forse letale colpo al welfare del nostro Paese.
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