In via ufficiale, il presidente Mario Draghi ha confermato che si tratta di una scelta – non unanime in Consiglio Bce – finalizzata a sbloccare il credito bancario. Per questo, dunque, è stato, da una parte abbassato il costo del denaro con la concessione di 400 miliardi agli istituti di credito da destinare alle Piccole media imprese, e dall’altra si è lanciato il nuovo piano di compravendita di cartolarizzazioni e covered bond, così da consentire alle banche di emettere capitale fresco.
Secondo quanto definito nella Eurotower di Francoforte, la Bce ha tagliato i tassi di interesse avviene per 10 punti base, dunque viene a configurarsi nel valore base dallo 0,15% allo 0,05%, mentre da -0,10% a -0,20% quello sui depositi delle banche.
Gli effetti sui mutui
Trattandosi di una riduzione di circa dieci centesimi in senso assoluto, potrebbe essere un alleggerimento quasi impercettibile per le imprese e le famiglie che stiano per accendere un mutuo o che attualmente lo abbiano acceso a tasso variabile. Ma qualche modifica significativa ci sarà.
A incidere sugli importi richiesti ai clienti, come noto, sono gli spread bancari, che la Bce intende smorzare al fine di rendere più appetibili i titoli sul mercato degli istituti. A ciò, si aggiunga che i valori come l’Euribor e gli altri parametri su cui sono commisurate le rate del mutuo, sono bloccate ai valori canonici degli ultimi mesi, cosicché l’impatto del nuovo taglio della Bce rischia di essere quasi nullo. Del resto, l’Euribor a tre mesi è pari allo 0,149% mentre quello a un mese è 0,059%: insomma, le ricadute del nuovo taglio saranno di misura ridotta per chi ha scelto questa strada.
Ciò che cambia, allora, per le banche rispecchia la maggiore propensione di queste ultime che dovrebbe emergere a farsi pompare risorse in cassa dalla Banca centrale e far ripartire così lo scambio di credito. Allo stesso modo, l’incremento di tassazione subito dai depositi bancari presso Francoforte, dovrebbe rendere più appetibile la ripresa della circolazione del liquido nell’area euro.
Sicuramente, con le nuove decisioni, gli spread sui mutui saranno sempre più stabilmente al di sotto del 2%, con i tassi fissi ormai ai minimi storici, che non superano l’asticella del 4% anche sui venti o trentennali. Resta, per chi ha un mutuo a tasso fisso, il rischio di esposizione a un periodo prolungato di deflazione.
Per chi ha optato su un prestito agganciato al tasso variabile Bce, gli effetti saranno un po’ più marcati, grazie alla diminuzione allo 0,5%, con rate che potrebbero scendere di 6-7 euro al mese; al contempo, viene concesso un margine più esteso per usufruire dei livelli bassi dei tassi d’interesse, che rimarranno quasi azzerati fino a che non ripartirà definitivamente l’economia.
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