Inizialmente annunciata dal ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini al Meeting di Rimini, infatti, la riforma della scuola era attesa per venerdì 29 agosto in Consiglio dei ministri, insieme a decreto sblocca Italia e pacchetto giustizia. Nella notte, però, un clamoroso dietrofront aveva portato il governo a rimandare di qualche giorno la presentazione del provvedimento destinato alla scuola.
Quindi, lunedì, la conferenza del premier Matteo Renzi che ha inaugurato il nuovo programma ribattezzato dei “mille giorni”, ossia l’orizzonte entro il quale la squadra guidata dall’ex primo cittadino di Firenze si prefigge di realizzare le riforme messe in cantiere, tra cui anche quella della pubblica istruzione.
Così, nel sito web creato per monitorare l’andamento dei testi di legge tra Parlamento e commissioni, verranno pubblicate proprio questa mattina le coordinate che dovranno servire per indirizzare i futuri interventi in materia scolastica. Il sito è passodopopasso.italia.it.
Dunque, al momento, nessuna proposta di legge viene rimessa all’attenzione delle Camere, ma, così come avvenuto in materia di giustizia, viene aperto l’iter di rinnovamento per mezzo di linee guida generali finalizzate alla stesura dei prossimi interventi normativi.
Cosa prevede la riforma della scuola
Capitolo centrale della riforma sono sicuramente gli insegnanti precari che affollano le graduatorie. Nel programma teorizzato dal governo, si dovrebbe arrivare all’assunzione di 100mila docenti entro il 2015, tramite l’assorbimento di svariate frange dell’occupazione scolastica. In particolare, l’obiettivo sarebbe quello di intervenire sulle cattedre intere, cioè quei professori che restano in servizio fino all’ultima campanella (pari a circa 13mila posti), più l’inserimento delle supplenze di durata annuale, pari a circa 40mila unità, più maestre di sostegno che rientrano negli organici stabili degli istituti (20mila ogni anno), più l’organico funzionale da cui le scuole potranno attingere per assolvere alle rimanenti funzioni della didattica. Totale, costi stimati dal Miur: un miliardo di euro.
Valutazione. Ci sarà poi maggior spazio, nella riforma della scuola o nelle linee guida che oggi saranno svelate, dedicato alla valutazione dei docenti, legando in qualche modo la retribuzione ai criteri di merito e apprezzamento nei confronti della didattica, che terrà conto anche della partecipazione a laboratori, progetti, corsi di specializzazione per la formazione eccetera).
Autonomia. Parola d’ordine del nuovo corso, dovrebbe guidare il ruolo dei presidi con l’avvento delle novità Giannini-Renzi, a cominciare da una maggior autosufficienza nelle capacità dei spesa da parte dei dirigenti scolastici dei singoli istituti.
Quota 96. Ancora nessuna conferma ufficiale, anche se nelle linee guida dovrebbero rientrare anche i famigerati Quota 96, prima pensionati dal decreto di riforma PA e poi costretti a tornare in cattedra.
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