Nei mesi scorsi, il governo aveva anticipato l’intervento sulla giustizia diramando le dodici linee guida che avrebbero dovuto ispirare il progetto riformatore e che, oggi, sono alla base del nascituro progetto in via di presentazione.
Propositi che trovano conferma nelle parole del Guardasigilli Orlano che, a pochi giorni dall’avvento del ddl che sicuramente segnerà un nuovo inizio nel mondo dei tribunali nostrani, ha anticipato al Sole 24 Ore i contenuti del testo ormai in fase di completamento.
“Giustizia ed economia, il primo step: soluzione dell’arretrato e specializzazione dei tribunali per arrivare, gradualmente, alla riforma del processo” il governo Renzi, insomma, riparte da dove si era fermato il predecessore Enrico Letta, con il ddl sul taglio dei tempi dei processi in sede civile che non ha mai visto l’approvazione definitiva in Parlamento.
Così, si torna ad aggredire la zavorra dei carichi pendenti, specialmente quelli in bilico in appello, che grava sulle aule civili, rallentando a dismisura i tempi di emanazione delle sentenze.
Tra i punti che il governo aveva presentato a inizio estate, trovava spazio anche il rientro in sede penale del reato di falso in bilancio. Il ministro Orlando conferma: “È una questione di affidabilità del sistema, che deve essere percepita anche da lontano, in modo chiaro. È uno strumento essenziale per contrastare la corruzione e garantire la concorrenza.”
In riferimento ai decreti svuota carceri recentemente approvati – l’ultimo pochissimi giorni fa – il ministro ha confermato che non si tratta di una strategia opposta ai contenuti della riforma ormai in arrivo, e questo vale anche per i termini che hanno reso molto più ostica la custodia cautelare per reati di non particolare allarme sociale. ” La custodia cautelare ha una funzione endoprocessuale, non può essere usata come un deterrente generale” e non è un’anticipazione della pena, la cui determinazione spetta al giudice del processo”.
Si tornerà inevitabilmente a parlare di intercettazioni, con la linea della maggioranza che dovrebbe scegliere di confermare lo strumento a scopo di indagine, limitandone però le possibilità di pubblicazione sui giornali, a seguito di un accordo con editori, direttori e rappresentanti dei giornalisti.
Nelle dichiarazioni rilasciate dal ministro, spazio anche per gli avvocati: l’auspicio è quello di concludere la riforma avviata nel 2012 e poi rimasta a metà del guado per la mancanza dei decreti attuativi e, insieme, risolvere il problema delle società tra professionisti forensi.
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