I voti a favore dell’elezione di Juncker alla carica di presidente della Commissione Ue sono stati 422, a fronte di una maggioranza assoluta di 376 voti su un totale di 751 membri. A esprimere voto contrario al lussemburghese, 250 parlamentari eletti alla tornata dello scorso 25 maggio, mentre 47 sono stai gli astenuti. Dunque, ha retto l’alleanza stipulata all’indomani delle urne tra Ppe e socialisti, i quali, ensemble guidato da Martin Schulz, favorevole alla soluzione Juncker dopo la conferma del proprio leader alla guida dell’assemblea di Strasburgo.
Jean-Claude Juncker è originario del Lussemburgo, di cui è stato primo Ministro dal 1995 allo scorso anno, per quasi un ventennio, e il prossimo 9 dicembre compirà 60 anni.
Entrato in Parlamento nel piccolo Stato di cui è cittadino nel 1984, nell’arco di pochi anni passò dal ricoprire l’incarico di Ministro del Lavoro a responsabile dell’Economia dei governi lussemburghesi.
Con il passaggio del primo ministro Santer alla guida della Commissione europea, Juncker divenne premier del proprio Stato: un passaggio di consegne che si è confermato anche oggi con la nomina dell’ex “delfino” alla guida dell’esecutivo Ue. Già in Lussemburgo, il suo nome favorì l’alleanza di governo tra esponenti moderati e partito Democratico, così come oggi Ppe e Pse – al cui interno, il gruppo più nutrito è rappresentato proprio dai democratici italiani – hanno convenuto per la sua elezione.
Tra il 2005 e il 2012 è stato primo presidente permanente dell’Eurogruppo, da cui ha preso poi le distanze a causa delle ingerenze del blocco costituito a Francia e Germania, negli anni del filo diretto Merkel-Sarkozy.
Lo scorso 28 giugno, l’investitura di Capi di Stato e di tutti i paesi membri dell’Unione europea: la sua elezione è passata alla storia per la posizione critica della Gran Bretagna, che ha minacciato la sua uscita da Bruxelles in caso di elezione del lussemburghese. Ora, dunque, l’elezione di Juncker mette il primo ministro David Cameron davanti a un bivio. Anche a questo proposito il neo presidente ha sottolineato come il voto segreto per la sua elezione è stato scelto per “fare un piacere a Farage, che non vuole si sappia ha votato per me“, rivolgendosi al leader Ukip, compagno in assise del MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo.
Ecco un passaggio del suo discorso:
“Serve la crescita, non finanziata da debiti che sono solo un fuoco di paglia. Abbiamo bisogno di investimenti, di un pacchetto di investimenti e un programma con un obiettivo: mettere le persone al centro della società. Al nostro interno sorge un 29mo stato, quello dei senza lavoro. Vorrei che questo diventasse un ‘normale’ Stato membro. Entro il febbraio 2015 vorrei che fosse pronto questo programma. E che nei prossimi 3 anni siano dedicati 300 miliardi di euro per questo programma. Da finanziare con i fondi strutturali a disposizione e misure mirate. Investimenti coordinati nella banda larga, reti energetiche, infrastrutture e trasporti. Investimenti nel settore industriale, ricerca e sviluppo. Ed energie rinnovabili, che sono la premessa per l’Europa del domani, un luogo che sappia svilupparsi in modo sostenibile anche in riferimento agli altri attori globali”.
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