Così cambierà il terzo settore: il governo vara la riforma del no profit

Redazione 11/07/14
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Ieri, il governo ha varato in Consiglio dei ministri il disegno di legge delega per la riforma del terzo settore, a distanza di alcune settimane dall’annuncio del premier Matteo Renzi, che dal suo profilo Twitter aveva ufficializzato l’intenzione dell’esecutivo di rinnovare i regolamenti del settore del no profit.

Dal momento dell’annuncio “telematico” si è aperta una consultazione che ha occupato governo e rappresentanti della galassia dell’associazionismo e dell’intero comparto, i cui risultati dovrebbero essere inclusi nella riforma abbozzata ieri in Cdm.

Nonostante si tratti di un disegno di legge delega, però, l’intento del presidente del Consiglio e del ministro del Lavoro Giuliano Poletti è quello di approvare entro fine anno la version definitiva del provvedimento da parte di Camera e Senato, per poi procedere con i decreti delegati dove realmente prenderà corpo la riforma.

Particolare attenzione è stata dedicata a quelle attività iscritte tra i soggetti che operano senza scopo di lucro, ma svolgono attività economiche. In proposito, la reale portata della riforma si conoscerà solo con i decreti legislativi che il governo dovrà varare entro 12 mesi dall’ok finale alla legge delega.

Di seguito le principali modifiche contenute nel ddl terzo settore

Revisioni fiscali

il 5 per mille, a oggi legato al finanziamento nelle manovre di fine anno, dovrebbe diventare stabile. Dovrebbe arrivare anche una tassa che impedirà la ripartizione degli utili all’interno degli enti no profit. Verrà introdotto un nuovo sistema di agevolazione fiscale per i soggetti di terzo settore,con semplificazione dei canoni di deducibilità e e detraibilità delle donazioni

Servizio civile

La programmazione del servizio civile, uno dei motori del terzo settore, verrà ridefinita con cadenza triennale, con possibilità per i giovani aderenti di spostarsi a svolgere il periodo di attività anche in un Paese dell’Unione europea.

Impresa sociale

Allargamento dei settori di intervento per i soggetti che si riconoscono nella definizione di attività imprenditoriale votata a finalità solidaristiche e allo sviluppo delle persone e delle comunità. Si prevede la possibilità di accedere a raccolta di capitali di rischio come per le start-up e a bonus fiscali per spingere gli investimenti verso questo tipo di imprese. Cambierà il regime facoltativo di iscrizione.

Registro unico di settore

Si tratta di una misura molto attesa, che darà la possibiltà non solo di tenere un archivio di tutti gli enti che svolgono attività inerenti il mondo del terzo settore, ma anche di distinguere quelli occupati essenzialmente a fini sociali, e gli altri che svolgono un qualche genere di attività economica. Dovrebbe essere alleggerito anche il procedimento di riconoscimento della personalità giuridica

Immobili

Destinazione dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata secondo nuovi e più convenienti criteri

QUI L’ANALISI DELLA RIFORMA APPROVATA IN CDM

 

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