Quella di oggi, infatti, è la data in cui dovrebbe tenersi il voto delle modifiche al decreto di riforma della Pubblica amministrazione, attualmente all’esame della Commissione Lavoro di Montecitorio.
Nelle ultime ore, è stata la deputata Ghizzoni del Partito democratico, già in passato sostenitrice della causa dei Quota 96 a confermare la modifica in arrivo al testo che dovrebbe riformare gli apparati dello Stato e previsto in aula per il prossimo 23 luglio.
Un emendamento attesissimo, dopo che il presidente della Commissione Bilancio Francesco Boccia – sempre del Pd – aveva annunciato in aula la necessità di intervenire in fretta per assicurare l’addio al lavoro dei Quota 96 rimasti in servizio per l’errore della riforma Fornero.
Quella di optare per il decreto 90 di riforma della pubblica amministrazione è stata una scelta dettata dai tempi piuttosto stretti: per consentire il ritiro dalla cattedra entro l’inizio del prossimo anno scolastico, infatti, i giorni di conversione di un dl sono obbligati, e, in aggiunta, la legge entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta.
Non basterà, infatti, dire sì in Parlamento per attivare le pensioni degli aventi diritto: tra le domande di riconoscimento e le risposte che dovrà dare l’Inps – già si postula come massimo nei quindici giorni – i tempi tecnici di svolgimenti delle pratiche non possono essere eliminati.
Insomma, pur in una rincorsa evitabilissima, tutto sembra volgere, finalmente, al meglio per i Quota 96, conteggiati nell’ordine di 4mila tra insegnanti e amministrativi, che nel 2012 avevano almeno 60 anni di età e 36 di servizio, o comunque una combinazione tale per cui la soglia fosse raggiunta, o superata, tra annualità di servizio e data di nascita.
Peccato che, nel frattempo, i Quota 96 siano diventati Quota 101 o anche 103. Ormai, però, conta solo l’emendamento che sarà preentato oggi: se arriverà il parere positivio delle Commissioni, la strada per la pensione a settembre sarà davvero spianata.
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