Nei giorni scorsi, l’annuncio più atteso era arrivato in aula da parte dello stesso Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio, che già nel recente passato aveva dimostrato attenzione per le pensioni negate ai Quota 96, salvo poi chiudersi in un misterioso silenzio per settimane.
A fare da sfondo per il ritorno alla ribalta di Boccia, il testo unico sugli esodati, un’altra categoria – ben più nutrita, forse fino a cento volte i Quota 96 – lasciata in disparte dalla catastrofica riforma delle pensioni 2011. Nell’occasione, gli emendamenti sui Quota 96 erano stati bocciati e ripresentati poi in aula, ma con esito identico.
Quadro, insomma, desolante per i 4mila insegnanti e dipendenti Ata, privati del diritto all’assegno previdenziale per una falla contenuta nella legge sul welfare, che non aveva considerato come l’anno di lavoro tra i banchi si concluda non già il 31 dicembre, ma il 31 agosto. Svista tale da richiedere ai 4mila coinvolti, altri due anni di lavoro in preda all’incertezza di poter mai raggiungere l’agognato traguardo del ritiro lavorativo.
Che il panorama fosse fosco ancora la scorsa settimana, lo dimostra anche l’analisi svolta da Maria Marzana – deputato M5S e co-firmataria della proposta finita in stand-by per trarre in salvo i Quota 96 – sulle reali possibilità di un salvagente. Infine, due anni e altrettanti governi dopo, il presidente della Commissione Bilancio ha annunciato in aula l’intenzione dei gruppi di maggioranza di presentare un emendamento “libera tutti” al decreto di riforma della Pubblica amministrazione. Lo stesso MoVimento 5 Stelle, poi, non ha mancato di presentare un ordine del giorno per avanzare la proposta di un intervento ad hoc nel testo sulla PA.
Nel frattempo, anche il governo sembra aver dato il proprio benestare, tramite l’ok al provvedimento arrivato dal ministro del Lavoro. Se il nodo politico sembra definitivamente sciolto, però, altrettanto non può ancora dirsi su quello economico-finanziario, da sempre il freno a qualsiasi iniziativa pro Quota 96.
Come sarà l’emendamento salva Quota 96
Iniziano così a emergere i primi dettagli di quello che sarà il testo dell’emendamento più atteso dai docenti esclusi dal welfare. Prima firmataria dovrebbe essere Manuela Ghizzoni, deputata Pd, ma ad apporre in calce la propria sigla saranno tutti i capigruppo presenti nella commissione Bilancio, a suggello di un interesse sostenuto indiscriminatamente da tutti i partiti in Parlamento.
Per ovviare ai dubbi sulle coperture, sarebbe allo studio l’ipotesi di prelevare i 400 milioni necessari dalle risorse messe da parte per la spending review, che postula il passaggio di consegne tra più e meno giovani nella pubblica amministrazione come uno dei pilastri su cui rifondare gli apparati statali. E, non a caso, la pensione dei Quota 96 potrebbe aprire nuovi spazi per i vincitori del concorsone di Profumo, ancora appiedati e in attesa della collocazione in ruolo.
Secondo quanto verrà inserito nell’emendamento, non ci sarà tempo da perdere: i 4mila Quota 96 dovranno inoltrare domanda prima possibile all’Inps per certificare la maturazione dei requisiti. In seguito, l’istituto di previdenza avrà quindici giorni per esprimersi su ogni istanza presentata. Tappe serrate, dunque: d’altra parte, mancano meno di due mesi al primo settembre, e il cammino verso la pensione dei Quota 96 è appena alle battute iniziali.
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