Si potrebbe abolire il segretario comunale

Si potrebbe andare, tutti quanti, alla casa comunale e gridare “aiuto, aiuto, hanno abolito il segretario generale” e vedere, di nascosto, l’effetto che fa.
Il punto 13 della lettera ai dipendenti della pubblica amministrazione, inviata dal premier Matteo Renzi e dal Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, recita “abolire la figura del segretario comunale”
Oppure, anziché abolire con sei parole sei, una figura centrale e storica per il mondo delle autonomie, si potrebbe delineare meglio il suo ruolo.
Il segretario comunale potrebbe svolgere compiti di collaborazione e funzioni di assistenza giuridico amministrativa nei confronti dell’ente, in ordine alla conformità dell’azione amministrativa alle leggi, allo statuto ed ai regolamenti.
Senza questa figura molti comuni, specie quelli di medio-piccole dimensioni, sarebbero costretti a ricorrere a costosi pareri pro veritate ed a numerose consulenze esterne.
Dal punto di vista di revisione della spesa, quindi, l’abolizione del segretario comunale farebbe nascere più costi rispetto al risparmio che ne deriverebbe.
Forse, però, non la scelta di abolirlo non dipendente dalla spending review. E, poi, affidargli compiti di consulenza amministrativo-giuridica non vale. Questo lo fa già adesso.
Allora potrebbe sovrintendere allo svolgimento delle funzioni dei dirigenti e coordinarne l’attività. Potrebbe ricondurre ad unità l’azione amministrativa e dare elementi di certezza alla cittadinanza. E’ verò, però, che fa già anche questo.
Potrebbe partecipare con funzioni consultive, referenti e di assistenza alle riunioni del consiglio e della giunta. Non si tratta semplicemente di verbalizzare. Potrebbe essere una figura che assicura la democrazia interna agli organi collegiali, anche a tutela delle minoranze (specie se la sua nomina non fosse affidata ai sindaci). Ah, è vero: fa già anche questo.
Se l’Ente non ha Responsabili dei servizi potrebbe esprimere il parere tecnico. Giusto, fa anche questo. Allora potrebbe rogare tutti i contratti nei quali l’Ente è parte ed autenticare scritture private ed atti unilaterali nell’interesse dell’Ente. Si tratterebbe di una funzione notarile. Con un risparmio notevolissimo per tutti i Comuni e le Province. Mannaggia, il segretario comunale fa anche questo.
Allora si potrebbe prevedere l’affidamento di ogni altra funzione attribuitagli dallo statuto e dai regolamenti. Potrebbe essere una buona idea, o forse no: fa pure questo.
Potrebbe essergli affidato il compito di controllare la regolarità amministrativa, potrebbe controllare le determinazioni di impegno, gli atti di accertamento di entrata e tutti gli atti amministrativi. Vabbè, fa pure questo?
Facciamolo responsabile, di norma, delle attività dell’anticorruzione e del piano per la trasparenza. Queste sono attività nuove, volute (anzi, sollecitate) dall’Europa. Non è possibile: fa pure questo.
Potrebbe armonizzare la proprie funzioni con quelle degli stakeholders (che è pure una parola inglese, che oggi va così di moda) di riferimento (amministratori, dirigenti, funzionari, organi politici, organi di controllo). Lo fa già.
Anziché cambiargli le funzioni si potrebbe intervenire sulle modalità di selezione e di avanzamento in carriera.
Si potrebbe ipotizzare un corso-concorso molto selettivo per l’accesso in carriera. Anche il Ministro alla F.P., in una lettera pubblicata su “Ilsole24ore”, ha ammesso che i concorsi per segretario comunale sono molto selettivi. Se lo ha detto, però, significa che già lo fanno.
Allora si potrebbe pensare che, dopo avere superato questo concorso, maturino due anni di esperienza in un comune sotto i tremila abitati, trascorsi i quali fanno un altro corso-concorso per andare avanti. Si potrebbe chiamare corso “Spes”. Il nome suona conosciuto. Sicuramente è un’idea già sviluppata.
Si potrebbe ipotizzare che dopo aver superato lo “Spes” possano assumere la titolarità della segreteria comunale in un ente fino a 10.000 abitanti dove dovranno maturare altri due anni di esperienza. Poi andare un ente da 10.000 a 65.000 abitanti e, poi, fare un terzo corso concorso. Magari lo si potrebbe chiamare “Sefa”.
Anche questo è un nome conosciuto. Sicuramente fin qui è il percorso che seguono. Anche i segretari non più giovani un po’ studiano (anche se questo è sfuggito alla Madia, nella sua lettera su “Ilsole24Ore”).
Si potrebbe imporre altri due anni di esperienza prima di assumere la titolarità dei capoluoghi di provincia. Forse, anzi sicuramente, fanno anche questo.
Allora non resta nient’altro da fare che abolire la figura.

Luciano Catania

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