Lo ha confermato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervistato dal quotidiano torinese “La stampa” sulle prossime mosse in tema di occupazione e ritiro dal lavoro, tra Jobs Act e misure future.
In particolare, il successore di Enrico Giovannini si è soffermato sulla situazione dei tantissimi over 50 che, per le drammatiche conseguenze della crisi, si sono ritrovati, negli ultimi tempi, senza lavoro e senza pensione. Posizione marginale, quella che questi soggetti finiscono a rivestire nel mercato, una volta che l’azienda ne abbia decretato il licenziamento, oppure sia arrivata al punto di chiudere i battenti. Questi individui sfortunati rischiano di ritrovarsi, spesso con poco tempo per riorganizzarsi, senza alcuna occupazione e con ancora dieci o forse più anni di contributi da versare.
Così, per loro, ha spiegato il ministro del Lavoro, la soluzione non sarà l’anticipo dei requisiti minimi per ottenere l’assegno da parte dell’Inps, come da alcune parti auspicato per evitare nuovi eserciti di esodati e ultracinquantenni senza lavoro né pensione. Al contrario, secondo quanto anticipato da Poletti, si starebbe vagliando l’ipotesi di istituire una formula di contratto ad hoc proprio per questa categoria, e favorirne, così, in reinserimento.
Forse, la strada che verrà seguita, sarà quella di richiedere alle aziende datrici di lavoro una forma di contribuzione ridotta, per aiutare il rientro di questi lavoratori esperti, ma ormai poco appetibili per i nuovi ruoli più ricercati. Un po’ come, insomma, avviene per l’apprendistato dei giovani, i quali possono accedere a questa mini assunzione con versamenti quasi azzerati per il committente.
A proposito dei giovani, il ministro ha poi dichiarato di non aspettarsi miracoli dalla cura del Jobs Act presentata dal premier Renzi nelle ultime settimane – a cui manca ancora, per la verità, il testo più discusso, quello che dovrebbe assicurare gli 80 euro in busta paga per chi guadagna fino a 25mila euro lordi l’anno. “Sarei contento se il 20% dei giovani trovasse lavoro con il mio piano”, ha affermato Poletti. Tra più e meno giovani, insomma, il turnover nel mercato del lavoro è sempre molto difficile e lo Stato cerca di intervenire dove può, ma, per sua stessa ammissione, con risultatimodesti.
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