E poi ci sono le pensioni “versate”, ad esempio quelle da reddito di lavoro dipendente, guadagnate versando i contributi per quarant’anni; alcune di queste pensioni “versate”, dignitose ma né disoneste né immorali, continuano ad essere considerate aggredibili da un po’ tutti i Governi e finanche da alcuni Sindacati. Dette pensioni, bloccate e “congelate” qualche anno fa nella loro legittima ancorchè esigua rivalutazione annua (adeguamento ISTAT al costo della vita), restano a tutt’oggi (aprile 2014) pensioni di “ghiaccio” ed escluse da qualsiasi meccanismo di rivalutazione (indicizzazione).
Le pensioni “congelate”, pur essendo frutto di tanti anni di versamenti, sono destinate a “sciogliersi”, a ridursi sempre più sia rispetto a quelle di altre categorie sia rispetto al potere di acquisto. Non basta, la voracità della macchina statale italiana è tale che i nostri tecnocrati sono sempre alla ricerca di soldi nelle più varie e fantasiose modalità che ben conosciamo: e allora la pensione resta “ghiacciata” ma tasse, sopratasse e balzelli nazionali e comunali sono sempre in ebollizione.
Si chiede con forza e a gran voce al Governo, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alle Organizzazioni Sindacali, a tutti i rappresentanti politici se, come e quando l’impoverimento di tali pensioni cesserà ed esse torneranno ad essere agganciate al costo della vita, mettendo così fine ad un provvedimento ingiusto, illegittimo e forse anticostituzionale.
Si chiede con forza e a gran voce a dette istituzioni di revocare una scelta scellerata eliminando questo sopruso, restituendo tutto il sottratto e ristabilendo lo status quo ante.
Questo scritto è pervaso da amarezza e rabbia sia per la vicenda in sé sia per la cornice di un’epoca caratterizzata da diffusa corruzione, disonestà di non pochi amministratori della cosa pubblica, truffe e frodi senza soluzione di continuità, grandi evasioni fiscali, in poche parole l’illegalità assurta a sistema.
Al di la poi del fatto che l’auspicato sblocco delle pensioni di “ghiaccio” è cosa moralmente giusta e legittima, il reintegro dell’indicizzazione andrebbe a vantaggio della ripresa economica; in più l’INPS e lo Stato tornerebbero ad essere un po’ più affidabili e credibili agli occhi dei cittadini.
È vero però che la situazione dei conti pubblici e dell’economia italiana richiedono misure di emergenza; e allora forza con questa benedetta, coraggiosa ed energica cura da cavallo (pardon spending review) che il commissario preposto alla stessa saprà suggerire al Governo.
Intanto, a proposito di economia e di commissario, ma ne serviva uno in più? Nell’Italia dei mille commissari (magari fossero solo 1000!) non bastava incaricare dei tagli e delle misure di contenimento dei costi i Signori Ministri e, per il tramite delle usuali linee di comando, tutti i dirigenti e capistruttura?
Forza allora:
– con l’eliminazione delle migliaia di commissari straordinari, governativi, fallimentari, ecc.
– con l’abolizione dei cosiddetti enti inutili
– con l’accorpamento di costosi doppioni: Camera e Senato, ACI e PRA, Agenzia delle entrate e Equitalia, forze dell’ordine, ENEA e CNR, sedi UE di Bruxelles e Strasburgo, ecc?
– con lo stop del finanziamento pubblico ai partiti, ai giornali, ai sindacati, ecc.
– perché poi non rivedere destinazioni d’uso e contratti di affitto di Palazzi e uffici pubblici?
– ed una riduzione di armamenti e missioni militari?
– è così difficile individuare le spese folli o solo eccessive (!) dei tanti Palazzi come Parlamento, Ministeri, Quirinale, Regioni, ecc.
– ed a quando una revisione degli organici della P.A. e della giungla retributiva di contorno?
– e l’eliminazione delle auto blu che fine ha fatto? È vero, Renzi ha messo in vendita cento auto blu! Ma il parco nazionale di auto di Stato, adibite a rappresentanza e servizio, non ammonta forse a 72000? (settantaduemila, sic!)
– ci sarebbero poi da recuperare quelle migliaia di opere abbandonate e mai ultimate, disseminate su tutto il territorio nazionale: sono dighe, strade, caserme, ospedali, aeroporti, scuole, carceri, ecc.
– e non risparmieremmo ottimizzando consumi energetici e servizi degli uffici pubblici?
– quante volte si è detto che rispettare l’ambiente fa risparmiare vite umane e quattrini? E non si è pure detto che non c’è lavoro per giovani e meno giovani? Forse basterebbe spostarlo, il lavoro, da dove abbonda senza produrre granché a dove diverrebbe seme e fonte di ricchezza e benessere: si pensi alle interminabili emergenze di dissesto idrogeologico, di acque avvelenate, di amianto disperso nell’aria, di terre inquinate da rifiuti tossici, di discariche pericolose, di aree industriali da recuperare, ecc. tutte da risanare con forza lavoro; si pensi pure agli interventi preventivi fatti di terre da rimboschire, di ambiente da bonificare e monitorare, di termovalorizzatori da costruire, ecc. anch’essi tutti da realizzare con forze lavoro da potenziare o porre in essere.
– e ancora, perché non abituare le varie amministrazioni al riuso, al recupero, al riciclo, alla riparazione, in alternativa alle costose e inquinanti rottamazioni?
– e ancora, ancora e ancora …tante possono essere le modalità di contenimento della spesa pubblica …facendo così, così e così …serve soltanto un po’ di buona volontà (politica).
Il primo taglio lo merita la pluricitata e abusata espressione: chiamiamola riscoperta del risparmio piuttosto che rivisitazione della spesa! Chissà che non appaia meno odiosa e non ci aiuti a scoprire nuove strade di economia e di gestione.
Insomma, non sembra difficile (!), al nostro Paese serve una nuova Politica, un cambiamento massiccio, valente e virtuoso; altro che cambio di passo. Ma basterà?
A ben pensarci infatti, se si vuole cambiare davvero rotta e trovare la strada per un degno avvenire, agli obiettivi di mero ordine economico ne andranno affiancati altri, quelli fondamentali, di grande civiltà, quelli di ricostruzione morale e sociale.
Fatte le indispensabili Riforme, la Politica italiana dovrà riprendere ad essere credibile e dovrà tornare ad essere di buon esempio; ma dovrà sfornare un grande piano pieno di progetti volti a difendere l’integrità del presente, finalizzati a sanare i danni del passato ed orientati a costruire un futuro diverso, nel quale non trovino posto i terreni avvelenati da rifiuti ospedalieri, i paesaggi sfigurati da “cattedrali nel deserto” e industrie criminali, i patrimoni culturali rovinati dall’incuria di amministratori corrotti, le aree metropolitane degradate da un tessuto sociale in via di disgregazione, i sistemi bancari ed economici contaminati da “prodotti finanziari infetti”.
Sarà questa la strada per riaffermare nella nostra società valori un po’ meno effimeri ed illusori degli attuali?
Chissà. Sembra difficile? Diciamo la verità, sembra impossibile!
Ma una gestione politica pulita e capace di seguire i tragitti della legalità potrebbe addirittura rivelarsi contagiosa, ma occorre far presto, molto presto e bisogna far bene, molto bene e serve che l’onestà diventi il nuovo stile.
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