Emergono, infatti, i primi dettagli sulla strada che avrebbe intenzione di seguire l’esecutivo, strettamente legata, secondo i primi riscontri, al piano di esuberi del personale del pubblico impiego stilato dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli. E, invece che in contrasto, come sembrava in un primo momento, il piano di contenimento delle spese e l’idea di pensione per gli statali sembrano poter procedere in parallelo.
Come si ricorderà, infatti, il manager responsabile delle istruzioni di revisione della spesa pubblica, aveva individuato come necessaria una riduzione del numero dei lavoratori nell’apparato statale, ricorrendo alla formula già tentata a suo tempo dall’ex premier Mario Monti, con la prima spending review varata nel 2012. Poi, l’operazione sostenuta dall’allora titolare della Funzione Pubblica, e successivamente sottosegretario a palazzo Chigi, Filippo Patroni Griffi, venne abortita per le forti resistenze dei sindacati e la fine del governo tecnico.
Eppure, proprio nel decreto 95 dell’agosto 2012, cioè la revisione di spesa di montiana memoria, sono inserite le linee guida per intervenire sul comparto del pubblico impiego, per chi abbia la volontà di intraprendere la via accidentata degli esuberi tra gli statali.
Addirittura, proprio nel decreto del governo tecnico, si trova anche il salvagente per tutti quei dipendenti pubblici che, non oltre l’anno 2014, siano oggetto di politiche di riduzione del personale negli enti statali, poiché rientranti nelle cerchie stimate in eccesso, sia attraverso l’attivazione di ammortizzatori, come la mobilità, oppure per il più brusco licenziamento.
Dunque, sembra proprio che il governo Renzi abbia intenzione di ritentare, dopo le esperienze senza esito del recente passato. Secondo i conteggi effettuati negli ultimi tempi, dopo l’impronta di Patroni Griffi, è stato stimato che gli esuberi da realizzare, nel complesso, ammonterebbero a circa 24mila dipendenti, di cui 11mila nelle amministrazioni centrali, quasi 6mila solo negli uffici dei ministeri, e 13mila dislocati tra enti locali e partecipate.
Insomma, sembra proprio che il governo vorrà ridurre i ranghi della pubblica amministrazione, tramite i prepensionamenti dei dipendenti ritenuti eccedenti rispetto alle reali necessità. Una strada che potrebbe evitare vertenze con le parti sociali, ma che rischia di appesantire il costo del welfare.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento