Insomma, pensioni al centro di programmi di governo, sia di quelli attuali che di quelli rivolti a interventi futuri, in prospettiva, cioè, di un recupero di risorse pubbliche da reinvestire in misure per l’economia.
A questo proposito, ancora non si è risolta compiutamente la diatriba sulla fascia di assegni che verrà sottoposta al prelievo extra, che vede, da una parte, lo stesso Cottarelli, spingere per “pescare” a partire dai 2mila e 500 euro, o, ancora, 2mila e 800, mentre il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha rassicurato tutti i pensionati entro i 3mila euro lordi.
Quel che sembra definito, al momento, dopo la consegna del piano di spending review da parte di Cottarelli, riguarda la tempistica con cui verrà richiesto il contributo di solidarietà, che non scatterà immediatamente, malgrado avrebbe potuto assicurare 1,4 miliardi nel 2014, un miliardo nel 2015 e 500 milioni nel 2016.
Comunque, è lo stesso Cottarelli a ricordare che la spesa per le pensioni italiana rimane la più alta tra i Paesi a economia avanzata, pari al 16% del Prodotto interno lordo.
Così, per i prossimi mesi, potrebbero tornare in auge il rientro della deindicizzazione a partire dal 2015, dopo le lunghe polemiche della legge di stabilità con il parziale aggiornamento degli assegni previdenziali fino a 2mila euro. Un taglio all’indicizzazione delle pensioni, a parere del commissario per la spending review, potrebbe immettere nella casse statali 2 miliardi nei prossimi due anni.
Un’altra misura che potrebbe intaccare le pensioni da qui a breve, è la riforma dei requisiti per lasciare il lavoro, con l’introduzione dei 42 anni di contributi base per uomini e donne indistintamente, assieme a una ridefinizione degli assegni di reversibilità e delle pensioni di guerra. Allo stesso modo, un generale inasprimento dei requisti richiesti, potrebbe abbattersi anche su indennità di accompagnamento e pensioni di invalidità.
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