La riforma è quella avviata dal governo Monti in epoca di spending review, nell’estate del 2012, poi passata di mano al governo di Enrico Letta e, infine, entrata in vigore sotto l’esecutivo guidato da Matteo Renzi.
Due sono stati i Guardasigilli che hanno dato forma al nuovo assetto giudiziario del paese: Paola Severino, ministro con Mario Monti, e Anna Maria Cancellieri, a capo del dicastero con il precedente esecutivo Letta.
A mettere in pericolo la riforma, nei mesi scorsi, era stata la richiesta di referendum abrogativo, avanzata da diversi consiglio regionali, al fine di rendere inefficaci le previsioni del decreto. Un’istanza inizialmente accolta dalla Cassazione, ma poi dichiarata inammissibile dalla Corte costituzionale lo scorso 15 gennaio.
Così, caduto anche l’ostacolo del referendum, la riforma della geografia giudiziaria ha trovato strada libera per diventare legge vigente, con il consiglio dei ministri che è intervenuto in extremis a fine gennaio per ovviare alle esigenze di aree più periferiche o difficilmente raggiungibili, come, ad esempio, le isole.
In generale, va tenuto conto che la riforma della geografia giudiziaria elimina un migliaio di uffici di piccole dimensioni, sempre ai fini di rendere i tribunali meno dispersivi e più efficienti. Il risparmio complessivo dovrebbe essere pari a 55 milioni per il 2014 e di 95 per gli ani successivi.
In dettaglio vengono eliminati:
30 tribunali
271 sezioni distaccate
667 giudici di pace
Mentre vengono recuperati o integrati:
386 magistrati
3326 amministrativi
7 dirigenti di seconda fascia
1655 personale addetto alle esecuzioni, alle notifiche e ai protesti
1924 magistrati onorari
2081 addetti in sostituzione dei giudici di pace
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Allegato III – Uffici di sorveglianza
Allegato IV – Corte di assise d’Appello
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