Con l’espulsione dei quattro senatori M5S, Renzi trova la ruota di scorta

L’espulsione dei quattro dissidenti dal MoVimento 5 Stelle è sicuramente il fatto politico delle ultime ore. Ma, al di là delle faide interne al partito di Grillo, è interessante capire quali scenari si possono aprire con l’addio di Francesco Campanella, Lorenzo Battista, Luis Alberto Orellana e Fabrizio Bocchino.

Ieri, sera, dunque, il “popolo della rete” si è espresso e, a differenza delle consultazioni per il governo Renzi, non ha contraddetto il proprio guru Beppe Grillo: una settimana fa, il blogger fu costretto a recarsi a Roma per lo streaming con il premier incaricato, sull’onda del voto popolare, malgrado lui stesso si fosse espresso in senso contrario. Questa volta, invece, il verbo di Grillo non è stato messo in discussione: con la consultazione chiusa alle 19 di ieri, 29.883 persone hanno confermato la linea dell’espulsione, contro le 13.485 che hanno chiesto il perdono per i quattro senatori indisciplinati.

Insomma, una percentuale vicina al 70%, che la dice lunga sul fatto che, forse, in queste ore il dissenso interno ai militanti del M5S è un po’ troppo amplificato dai media rispetto alle proporzioni reali.

In Parlamento, però, le fibrillazioni non sembrano finite: con la ratifica dell’espulsione dei quattro, sembra che altri vogliano accodarsi, chiedendo di lasciare il gruppo dei 5 Stelle. Si parla di più di dieci eletti grillini – addirittura trenta, azzardano i più apocalittici – con le valigie pronte, che andrebbero ad aggiungersi a quelli già estromessi dal recinto del comico-blogger nei mesi scorsi, ossia Fabiola Anitori, Marino Mastrangeli, Paola De Pin e Adele Gambaro.

Se, davvero, altri senatori sono pronti a seguire i quattro cacciati, allora potrebbero esserci i numeri per la formazione di un gruppo autonomo al Senato. E qui, politicamente, il quadro potrebbe farsi interessante.

Non è un mistero che, grazie alle meraviglie del Porcellum, il Senato sia il vero banco di prova di qualsiasi governo entrato in carica dopo il 2006. Anche lo stesso Renzi non fa eccezione: nei giorni scorsi, infatti, il neonato esecutivo ha racimolato 169 voti a favore, quattro in meno del predecessore Letta, comunque non lontano dall’asticella di maggioranza a 159. L’ingresso dei transfughi grillini nell’alveo dei partiti in appoggio al governo, potrebbe addirittura far immaginare una maggioranza diversa, in grado di far estromettere addirittura Nuovo Centrodestra di Alfano e Lupi, che conta 31 eletti a palazzo Madama.

Sommando, infatti, ai voti degli ex M5S anche i sette senatori di Sinistra, Ecologia e Libertà, il profilo della maggioranza potrebbe assumere connotati completamente differenti da quelli attuali. Certo, con un governo appena insediato, si tratta attualmente di fantapolitica. Ma è probabile che, proprio grazie allo streaming che lo ha visto contenere a fatica la furia di Grillo – pesantemente criticata dai quattro espulsi – Matteo Renzi, abbia guadagnato un’importante ruota di scorta, in caso la sua maggioranza finisca per perdere qualche pezzo da qui al 2018. Novità di non poco conto, dunque, che potrebbe liberare il premier dal giogo di eventuali ricatti dalla “costola” di Forza Italia.

 

Francesco Maltoni

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