Il conteggio è semplice: mancano ben 129mila assegni all’appello, a oltre due anni dall’entrata in vigore della riforma. E’ questo lo stato dell’arte confermato dall’Inps, alla data dello scorso 20 gennaio, con l’avviamento anche degli ultimi interventi garantiti a fine 2013. Una situazione davvero drammatica, dunque, che vede bloccate oltre centomila persone aventi diritto alla prestazione, mentre altrettante – di quantità ignota – restano ai margini, ancora escluse dalle pratiche di salvaguardia.
Non è un caso, dunque, se giovedì scorso, nei pressi del Parlamento, si sono tenute manifestazioni proprio a sostegno di questa categoria bistrattata, quella dei non salvaguardati, che continua a chiedere attenzione da parte dei governanti, per quanto, anche chi, di essi, abbia già ottenuto il riconoscimento alla copertura, fatica a vedersi recapitare il primo assegno di pensione.
In tutto, i provvedimenti a sostegno degli esodati sono stati cinque finora, tra giugno 2012 e gennaio 2014. Allo scorso 20 gennaio, l’istituto di previdenza ha certificato oltre 82mila posizioni, di cui 62.383 legate alla prima tranche di 65mila posizioni, mentre 14.500 sono quelle prese in esame in relazione al secondo decreto, quello della spending review 2012, che ne prevedeva 55mila e, infine, 5.625 relativamente alle 10,130 in legge di stabilità 2013.
Di queste posizioni, dunque, quelle effettivamente liquidate sono soltanto 33.147: gli altri quasi 50mila dello studio Inps andranno i pensione da qui al 2022, con la stragrande maggioranza tra 2014 e 2015 – rispettivamente 23.294 e 13.488.
Riguardo la tipologia di esodo a cui i lavoratori sono stati sottoposti, il conteggio evidenzia 35.159 mobilità ordinarie, a fronte di 18.795 iscritti ai fondi di solidarietà, mentre i prosecutori volontari arrivano a 16.741 unità. Quindi, sono stati rilevati 7.180 cessati, 3.202 in mobilità lunga, 1.226 esonerati , 98 congedati per l’assistenza ai figli e 7 prosecutori post mobilità.
Il procedimento aperto dall’ente di previdenza si chiuderà soltanto il prossimo giugno, quando dovrebbero essere avviate definitivamente tutte le procedure di reintegro nel sistema welfare.
Per la quinta salvaguardia, allargata a 23mila posizioni di recupero, serve ancora il decreto di attuazione da parte del ministero del Lavoro e del Tesoro.
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