Non accolte, dunque, le richieste del difensore di Vannoni, che aveva invocato, per il proprio assistito, la prescrizione o l’assoluzione. Invece, per il promotore del metodo contestato basato sulle cellule staminali, si apriranno le porte dell’aula di giustizia a partire dal prossimo 3 aprile.
Al centro della vicenda giudiziaria, il finanziamento di 500mila euro, prima erogato dalla Regione Piemonte e poi, invece, ritirato, dirette a un laboratorio per ricerche sulle cellule staminali.
Alla base delle argomentazioni di Roberto Piacentino, il difensore di Vannoni, l’epoca a cui sarebbe avvenuto il reato, cioè nel 2007: termine che, a suo avviso, avrebbe dovuto far scattare i termini per la prescrizione. Una richiesta che non ha trovato, però, l’appoggio del giudice per l’udienza preliminare, che ha disposto il rinvio a giudizio per Vannoni, con l’accusa di tentata truffa.
Nella richiesta scritta dal pubblico ministero Avenati Bassi, si spiega che Vannoni avrebbe cercato di ottenere 500mila euro tramite finanziamento da parte della regione senza avere i requisiti scientifici necessari e, addirittura, inventando di sana pianta l’esistenza di sei pazienti. Una rete in cui, a un primo momento, sarebbe caduta la Regione,pronta a destinare un finanziamento in due tranche, la prima da 350mila euro e la seconda da 150mila, alla Onlus. Delibera poi tempestivamente bloccata, appena prima dell’erogazione del finanziamento.
“Non sono io a dire che non ho commesso il reato – spiega il presidente della fondazione – a parlare sono i documenti e li porteremo in dibattimento. Speravo che la vicenda si risolvesse già oggi, vuol dire che dimostreremo in dibattimento la mia innocenza. Sono assolutamente sereno”.
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