Sicilia: nove mesi non bastano a far nascere i liberi consorzi di comuni

Non sono bastati nove mesi di lunga gestazione per partorire la disciplina che doveva abortire le vecchie Province regionali e fare nascere, in Sicilia, i nuovi Liberi Consorzi di Comuni.
La legge sull’abrogazione delle Province, ironicamente denominata “Crocetta-Giletti” (per essere stata annunciata dal Governatore siciliano, con un’accelerazione imprevista, proprio durante una “ospitata” nel programma del conduttore televisivo), doveva consentire alla Sicilia di essere la prima regione italiana ad abolire questi enti intermedi.
La legge regionale n. 7/2012 contiene, in pratica, un solo articolo (il secondo riguarda la pubblicazione sulla G.U.R.S.).
Il primo comma stabilisce che entro il 31 dicembre 2013 doveva essere disciplinata l’istituzione dei liberi Consorzi comunali per l’esercizio di funzioni di governo di area vasta, in sostituzione delle Province regionali.
Il terzo ed il quarto comma prevedevano il commissariamento delle Province regionali, sia per quello con gli organi politici già scaduti sia per quelli con gli organi in scadenza.
Allo spirare del 31 dicembre 2013, però, com’era facile immaginare, i problemi del passaggio dalle Province ai Liberi Consorzi non sono stati risolti.
Per il Governo regionale si rendeva, quindi, necessario chiedere all’Assemblea Regionale Siciliana una legge di proroga dei Commissari, per altri sei mesi.
Il primo stop è arrivato in commissione Affari istituzionali. La proroga veniva approvata, ma solo per due mesi.
La sorpresa è arrivata, infine, dal passaggio in aula. L’Assemblea Regionale Siciliana ha bocciato pure la mini-proroga dei commissariamenti delle Province (33 voti contro 32 e maggioranza sgretolata).
Il Governo regionale poteva sfruttare la normativa che gli permetteva di prorogare i commissariamenti per soli quarantacinque giorni. Ovviamente i Commissari, in regime di proroga, potevano agire solo con atti di ordinaria amministrazione.
Il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha optato per una soluzione differente. Anziché sfruttare l’istituto della prorogatio,ha effettuato delle nuove nomine. Ritenendo i posti di governo provinciale vacanti ha nominato nove nuovi Commissari Straordinari (in effetti, però, sette sono confermati e solo due sono stati cambiati, ma per motivazioni personali).
Secondo alcuni osservatori, la scelta del Governatore permetterebbe di non limitare l’azione dei Commissari al termine dei 45 giorni.
In effetti, però, una disposizione amministrativa non può, a giudizio di chi scrive, proseguire la sospensione della democrazia e se, entro metà febbraio, l’Assemblea non approverà la nuova legge, l’unica strada percorribile è quella del ritorno al voto.
In tale breve lasso di tempo l’A.R.S. dovrà approvare quella disciplina che, in nove mesi, non è riuscita ad esitare positivamente.
Il Governo regionale ha presentato tre disegni di legge per la creazione dei Liberi consorzi, per l’istituzione delle città metropolitane e per il trasferimento di funzioni e risorse.
Alla fine, però, li ha ritirati tutti e tre. In commissione Affari istituzionali si è trovato l’accordo ed è stato scelto (sui diciotto ddl presentati) il testo, sostenuto dal Pd, sul quale lavorare.
Il testo dovrà essere approvato entro metà febbraio e contenere le norme per superare la fase transitoria, prevista in un anno circa.
In sede di prima applicazione ci saranno nove Liberi consorzi di Comuni, tanti quanti sono le Province, e con le stesse risorse e competenze degli enti intermedi aboliti.
Dopo l’approvazione della legge, i Comuni avranno altri sei mesi per decidere se aderire al libero Consorzio che insiste sul proprio territorio provinciale oppure ad un altro limitrofo.
In caso di contiguità con una delle città metropolitane (Catania, Messina, Palermo e, secondo un incomprensibile emendamento governativo, Caltanissetta) il Comune potrà decidere di aderirvi, anziché partecipare ad un Consorzio.
A conti fatti, se non ci fossero altre novità, in vece delle attuali nove Province, ci sarebbero nove Consorzi, tre (o quattro) città metropolitane, ed una serie di comuni sciolti. Il ddl governativo si spingeva addirittura oltre, prevedendo Consorzi con popolazioni superiori a 150 mila abitanti (ipotesi che portava a tredici Consorzi).
Entro un anno dall’entrata in vigore della legge, verrebbero, finalmente, disciplinate le funzioni e le risorse dei Liberi Consorzi.
Gli organi sarebbero scelti tramite elezioni di secondo grado e resterebbero in carica cinque anni. L’elettorato passivo ed attivo verrebbe limitato ai soli sindaci, che voterebbero presidente e giunta (composta da otto primi cittadini).
Tutti gli incarichi saranno a titolo gratuito.
Se, però, entro metà febbraio, il ddl non sarà legge, allora è pressoché certo che si andrà alle urne. In assenza di una normativa di reale abolizione delle Province, la democrazia non potrà continuare a rimanere sospesa.
Il Commissario dello Stato, d’altro canto, aveva già suggerito degli aggiustamenti al progetto governativo iniziale, per evitare di dovere intervenire cassando le norme incostituzionali.
L’approvazione della nuova disciplina nel termine di quarantacinque giorni ha una strada tutta in salita. L’Udc, che costituisce parte integrante della maggioranza, ha già manifestato la propria contrarietà al ddl.
Il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, come riportato dai quotidiani regionali, intervenendo nel dibattito sulla proroga dei commissari straordinari, aveva ipotizzato un loro lungo utilizzo per gestire la fase transitoria.
Concetto che, anziché favorire il proseguimento dell’attività sostitutiva, ha infiammato l’opposizione e fatto emergere i mal di pancia in seno alla maggioranza. E non erano doglie che annunciavano un parto prossimo.

Luciano Catania

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