Insomma, il governo Letta, che aveva garantito in svariate occasioni di voler cancellare l’Imu entro la fine dell’anno, esentando completamente i proprietari di prima casa, è costretto a un clamoroso dietrofront, proprio a ridosso della scadenza. Il termine per il versamento della rata, infatti, era previsto per il prossimo 16 dicembre: con il nuovo provvedimento, per il conguaglio viene concesso un mese in più, ma non c’è dubbio – e le reazioni di questi giorni lo confermano – che sindaci e contribuenti sono andati su tutte le furie.
In questo momento, infatti, tutti i possessori di prime case in Italia si stanno chiedendo se, a inizio 2014, dovranno affrontare il revival dell’Imu o se, viceversa, potranno ritenere concluso definitivamente il proprio rapporto con l’imposta sugli immobili inaugurata dal governo Monti.
Come detto, sono oltre 800 i Comuni che nel corso dell’anno hanno deciso di alzare l’aliquota base da cui calcolare l’importo Imu, pur in presenza dei continui rinvii del governo sui versamenti richiesti ai proprietari.
Ma come è possibile sapere con esattezza quanto si dovrà versare? Nello specifico, basterà calcolare la rata Imu nella sua interezza, così come prevista per il prossimo 16 dicembre prima del decreto di parziale copertura, per poi eliminare dal risultato la somma che si arriverebbe a pagare con aliquota allo 0,4: naturalmente qualora l’esito sia quello di una cifra negativa, si dovrebbe contare il dovuto come pari a zero.
Secondo quanto calcolato dalla Cgia di Mestre, gli esborsi extra richiesti ai possessori di prime case andranno dai 71 ai 104 euro per ognuno degli oltre 3 milioni di immobili coinvolti.
La vera doccia fredda, però, è relativa alla data prescelta dal governo per chiudere il capitolo Imu 2013: il 16 gennaio prossimo, quando, stando alle indicazioni del maxiemendamento alla legge di stabilità appena approvato in Senato, andrà saldato anche il primo acconto della Iuc, la neonata imposta unica comunale che, al suo interno, conterrà anche una parte della stessa Imu. Una tassa che, più che abolita, oggi, sembra davvero immortale.
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