Per rispondere a questa domanda, bisogna capire innanzitutto cosa è cambiato per Silvio Berlusconi, a 24 ore dalla sua espulsione dal Parlamento. Dopo quasi vent’anni, il leader supremo del centrodestra italiano dopo Mani Pulite è stato estromesso dalle Camere per incompatibilità in base alla legge 190/2012, ribattezzata comunemente “legge Severino”, che vieta ai condannati in via definitiva di occupare cariche elettive. Ora, dunque, l’ex presidente del Consiglio è tornato un cittadino come tutti gli altri: e cosa può accadere al pregiudicato più famoso d’Italia?
Sicuramente l’effetto immediato dopo la decadenza sancita ieri dal Senato, è la scomparsa dello scudo parlamentare, che impedisce le misure cautelari verso gli eletti senza adeguata autorizzazione alle Camere. E’ per questo che in parecchi, nelle ultime ore, stanno paventando al fondatore di Fininvest lo spettro dell’arresto. Sarebbero diverse le ragioni che potrebbero indurre a una misura cautelare nei confronti dell’ex premier. Tra tutte, la possibile apertura del fascicolo già ribattezzato “Ruby-ter”, come effetto collaterale della sentenza shock che ha condannato Berlusconi a sette anni per concussione e prostituzione minorile. “Ingenti somme di denaro” sono infatti quelle scritte dai giudici della Quarta sezione penale di Milano, che lo stesso Berlusconi avrebbe generosamente elargito ai testimoni per inquinare le prove.
Proprio in quest’ultimo punto, dunque, potrebbe emergere la necessità di chiedere l’arresto per il leader del centrodestra, ossia la misura preventiva volta a impedire che possa ripetersi l’ intralcio alle inchieste. Sempre che, nel frattempo nulla cambi.
A dispetto delle dichiarazioni ufficiali, però, non sono in pochi a ritenere che il patron di Mediaset potrebbe lasciare il Paese se la sua situazione dovesse ulteriormente degenerare. Difficile darsela a gambe, dopo che a Berlusconi sono stati ritirati i passaporti, sia quello da comune cittadino che da ex capo del governo, ma non impossibile, per un uomo che ha già dimostrato innumerevoli volte di poter attingere a risorse fuori dal comune. Così, c’è chi fantastica sull’incontro di qualche sera fa con Vladimir Putin, che gli avrebbe consegnato un passaporto russo per lasciare in tempo il Paese prima di finire in manette. Ancora più incredibilmente, si è accennato a una possibilità che Berlusconi finisca a ricoprire l’incarico di ambasciatore russo presso la Santa Sede, una soluzione ai confini della realtà che vedrebbe l’ex premier al sicuro oltre le mura leonine.
Allo stesso modo, altamente improbabile pare la scappatoia del seggio europeo: in primis, perché le prossime elezioni comunitarie si terranno già nel 2014, ma, soprattutto, perché il leader di Forza Italia dovrebbe candidarsi nelle liste di un partito appartenente a uno Stato membro dell’Unione in cui non siano in vigore norme simili alla legge Severino. Dando per scontato che in questo nuovo Paese, riesca a ottenere i voti sufficienti per l’elezione: e, negli ultimi tempi, non è che la sua immagine oltreconfine sia proprio al massimo della popolarità.
Di certo, però, per altri sei anni Silvio Berlusconi non potrà occupare in Italia nuove cariche pubbliche, dal Parlamento alla circoscrizione comunale: tradotto, significa che fino a 83 anni compiuti gli sarà impedito tornare in Parlamento. Solo nel remoto caso di accoglimento dell’istanza di revisione del processo, potrebbe riottenere il titolo di senatore, ma si tratta di una strada scivolosa, che gli stessi avvocati dell’ex primo ministro, Ghedini e Coppi, intendono percorrere con calma: un’eventuale conferma della condanna, infatti, farebbe decadere anche il bonus indulto, che ha già ridotto l’attuale pena a un solo anno.
Allora, le strade per Berlusconi si riducono drammaticamente. chi lo conosce giura che mai e poi mai potrebbe accettare una fine da latitante, al pari di Bettino Craxi, che si accomiatò dal Parlamento con un duro atto di accusa alla classe politica.
Sebbene applicabile in astratto, poi, l’arresto preventivo rimane assai improbabile per un quasi ottantenne. Allora, facile che, alla fine, Berlusconi non si muoverà di un passo: del resto, lui stesso, ieri, si è affiancato ai leader extraparlamentari che vanno per la maggiore, Matteo Renzi e Beppe Grillo, quasi a voler anticipare il nuovo campo di battaglia della sua azione.
Insomma, c’è da attendersi che il Cavaliere – titolo anch’esso in via di decadenza – continuerà nei suoi strali alla magistratura politicizzata anche dal suo dorato esilio parlamentare. E se dovesse arrivare il mandato di arresti domiciliari, lo farà dalla sua residenza di Arcore, dove, certo, i suoi movimenti saranno ben limitati, ma in grado di guidare i passi del successore designato: la primogenita Marina, presidente di Mondadori, che proprio ieri ha commentato il voto con un tempismo assai sospetto.
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