Nel percorso legislativo delle Camere, a meno di interventi straordinari, non c’è appuntamento più indicato della norma che stabilisce le coordinate sulla legge di bilancio per attendersi correttivi alle regole sul welfare, abitualmente oggetto di aggiustamenti in sede di stanziamenti. Anche questa volta, le pensioni sono oggetto delle attenzioni della legge di stabilità, ma non proprio nella direzione in cui i diretti interessati vorrebbero.
Anche nella versione della legge di stabilità uscita dal Senato martedì notte, infatti, sono stati ribaditi i due pilastri su cui la legge di stabilità che porterà la firma di Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni fonderà le sue prerogative sulla previdenza: il contributo di solidarietà e lo stop all’indicizzazione.
In entrambi i casi, sono state ritirate le proposte che portavano a ritenere possibile come lo stop all’indicizzazione fosse in via di sparizione, mentre, nel frattempo, è stata mantenuta la soglia più bassa per i versamenti solidali. Vediamo, dunque, in dettaglio, le nuove disposizioni della finanziaria sulle pensioni.
Blocco all’indicizzazione, come si diceva, pienamente confermato come nella versione originale, con stop alla rivalutazione a partire dai 2973 euro lordi di pensione mensili, mentre subiranno una rimodulazione limitata le fasce tra i 3mila e i 1500 euro al mese. Resta al 100% l’adeguamento per le pensioni inferiori, cioè quelle fino al triplo della minima.
Quindi, veniamo al contributo di solidarietà, rimane il principio di finanziamento delle attività di welfare da parte di questi prelievi: ora, a essere foraggiato è il “reddito di cittadinanza” che si è cercato di introdurre con il nuovo maxiemendamento. Viene previsto il prelievo dai 90mila euro con il minimo contributo del 6% della parte eccedente, con quote che andranno a salire, a seconda dell’entità del reddito previdenziale.
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