I buoni pasto sono uno dei più conosciuti e diffusi benefit aziendali destinati a dipendenti e collaboratori. La loro diffusione è legata al fatto che sono moltissime le aziende che non volendo o non potendo gestire un servizio di mensa aziendale, hanno optato per questa soluzione pratica ed efficiente.
Vale la pena ricordare che il buono pasto non è una soluzione di recente introduzione poiché nel nostro Paese hanno fatto la loro comparsa negli anni Settanta del secolo scorso, ma nel corso di questi decenni le cose sono molto cambiate, sia per quanto riguarda gli aspetti tecnici sia per quanto riguarda quelli fiscali.
Dal momento che si tratta di uno degli strumenti di welfare aziendale più utilizzati, cerchiamo di conoscerli più da vicino, analizzandone le principali caratteristiche.
Indice
Buoni pasto: i formati
I buoni pasto, popolarmente denominati anche buoni ristorante o ticket pasto, sono disponibili in due principali formati, quello cartaceo e quello digitale (o elettronico).
Il formato cartaceo è quello tradizionale, ormai sempre meno diffuso. In pratica, al dipendente o al collaboratore viene assegnato un carnet con un certo numero di biglietti cartacei costituiti da una matrice e dal buono vero e proprio; quest’ultimo è la parte che deve essere consegnata alla struttura che eroga il pasto e che ha stipulato un’apposita convenzione. Le aziende che erogano il pasto saranno rimborsate dalla società che ha emesso i buoni.
Il formato digitale, come facilmente si può immaginare, è ormai quello maggiormente diffuso; si hanno a disposizione due opzioni: la carta ricaricabile o buono pasto digitale. La prima è una carta precaricata dotata di chip elettronico (visivamente ricorda una comune carta di credito), mentre gli altri sono dei buoni pasto che possono essere utilizzati tramite un’apposita app installata sul proprio smartphone.
Dove si possono utilizzare i buoni
Per sfruttare i buoni pasto concessi dall’azienda, è necessario recarsi in una struttura convenzionata.
Oggi sono molto numerosi gli esercizi commerciali, sparsi in tutta la nostra penisola, che danno la possibilità di utilizzare i buoni pasto e tra questi si trovano bar, ristoranti, supermercati, trattorie, agriturismi ecc.
La disciplina fiscale dei buoni pasto
I buoni pasto non contribuiscono alla formazione del reddito da lavoro; essi, infatti, godono di una particolare disciplina fiscale, anche se vi sono differenze tra quelli cartacei e quelli digitali.
Per i primi la normativa attuale prevede una soglia di esenzione fiscale giornaliera di 4 euro, mentre per i secondi tale soglia è di 8 euro.
Quindi, in linea di massima, per quanto riguarda i buoni pasto cartacei, la quota annua detassata si aggira sugli 880 euro, mentre per quanto concerne quelli digitali, si arriva a 1.760 euro circa.
Nel caso in cui siano erogati buoni pasto per un valore facciale superiore alla soglia di esenzione fiscale, la parte eccedente concorrerà alla formazione del reddito.
Per quanto riguarda le aziende con dipendenti, i costi per l’acquisto dei buoni pasto, come ad esempio i Buoni Pasto Ticket Restaurant® di Edenred, sono deducibili al 100% e per quanto riguarda l’IVA, è prevista l’aliquota agevolata del 4%; l’IVA relativa ai buoni pasto cartacei non è detraibile, al contrario di quella sui buoni pasto elettronici.
Buoni pasto e partite IVA senza dipendenti
I buoni pasto sono un’opzione interessante anche per le aziende senza dipendenti; possono essere per esempio sfruttati per pagare il pranzo a clienti, fornitori o collaboratori. Peraltro non è necessario conservare lo scontrino fiscale; basta custodire la fattura con cui si sono acquistati i buoni.
Per quanto concerne la disciplina fiscale, i buoni pasto sono deducibili nella percentuale del 75% per un importo massimo nel limite del 2% del fatturato. L’aliquota IVA prevista è del 10% ed è totalmente detraibile nel caso di buoni pasto elettronici.