Anche le lavoratrici con contratti intermittenti hanno diritto al bonus mamme lavoratrici, dal 2025 riservato solo dal terzo figlio in su. Questo è il succo della risposta data dal Ministero del lavoro al quesito di un’associazione, che chiedeva lumi sulla questione.
Si tratta dell’Interpello n. 2/2025 sulla corretta applicazione dello sgravio contributivo per le lavoratrici madri di tre o più figli, previsto dalla Legge di Bilancio 2024 (Legge 213/2023, commi 180-182), e rinnovato poi dalla Manovra 2025, ma solo per le mamme con tre o più figli.
L’associazione in questione ha chiesto al Ministero del lavoro se lo sgravio potesse essere concesso anche alle lavoratrici con contratto di lavoro intermittente a tempo indeterminato. Attenzione non lavoratrici precarie, ma con contratto stabile, che però lavorano a intermittenza.
Ecco la risposta del Ministero e la conferma del beneficio fiscale anche a chi lavora a chiamata.
Indice
L’Interpello n. 2/2025 riguarda l’applicazione dello sgravio contributivo per le lavoratrici madri di tre o più figli, previsto dalla Legge di Bilancio 2024 e confermato dalla Manovra di bilancio 2025. L’agevolazione prevede una decontribuzione per le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato, sia nel settore pubblico che privato, fino al compimento del 18° anno di età del figlio minore. Per il 2024, il beneficio era stato esteso anche alle madri di due figli fino al decimo anno di età del minore, estensione però non confermata quest’anno.
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Il quesito sul diritto al Bonus mamme lavoratrici 2025
Un’associazione di categoria ha presentato istanza di interpello chiedendo se anche le lavoratrici con un contratto di lavoro intermittente a tempo indeterminato potessero beneficiare di questo sgravio contributivo. Il dubbio nasceva dal fatto che la normativa faceva esplicito riferimento ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato, ma senza specificare se il contratto intermittente rientrasse o meno in questa definizione.
Le lavoratrici con contratti intermittenti, spesso impiegate in settori caratterizzati da una forte flessibilità (come ristorazione, turismo e spettacolo), rappresentano una fascia particolarmente vulnerabile del mercato del lavoro. L’esclusione dallo sgravio avrebbe rappresentato un’ulteriore penalizzazione per una categoria già esposta a incertezze economiche.
La risposta del Ministero
Il Ministero del Lavoro, dopo aver consultato l’Inps e la Direzione generale per le politiche previdenziali, ha fornito una risposta chiara e positiva: lo sgravio contributivo spetta anche alle lavoratrici madri con un contratto intermittente a tempo indeterminato.
Le motivazioni principali sono due:
- Assenza di esclusione esplicita. La legge stabilisce che il beneficio si applica ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato, escludendo solo i contratti di lavoro domestico. Il contratto intermittente, se a tempo indeterminato, rientra quindi nella categoria dei rapporti agevolabili.
- Finalità della norma. L’obiettivo del provvedimento è sostenere il reddito delle mamme lavoratrici, senza favorire specificamente le aziende. Escludere le lavoratrici intermittenti sarebbe stato in contrasto con questa finalità, penalizzando chi ha un’occupazione meno stabile.
Di conseguenza, il Ministero ha ritenuto corretto adottare un’interpretazione estensiva della norma, permettendo alle madri con contratti intermittenti di accedere al beneficio contributivo.
Cos’è il Bonus mamme lavoratrici 2025
Facciamo il punto sulla tipologia di sgravio oggetto dell’interpello. Si tratta del bonus mamme lavoratrici introdotto nel 2024 e rinnovato nel 2025.
La Legge 30 dicembre 2023, n. 213, aveva infatti introdotto per il triennio 2024-2026 un’esenzione totale della quota contributiva a carico delle lavoratrici madri con tre o più figli, purché abbiano un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Lo sgravio si applica fino al mese in cui il figlio più piccolo compie 18 anni, con un limite massimo annuo di 3.000 euro, riparametrato su base mensile.
Per il solo 2024, la stessa misura è stata applicata anche alle mamme con due figli, ma solo fino al compimento del decimo anno di età del figlio minore.
L’obiettivo principale di questa agevolazione è quello di incentivare la permanenza delle donne nel mondo del lavoro, evitando che, per motivi economici e familiari, debbano rinunciare alla propria carriera professionale.
Rispetto al 2024, il 2025 conferma l’esenzione totale dei contributi a carico delle madri con tre o più figli con contratto a tempo indeterminato, ma senza la previsione sperimentale per le madri con due figli.
Inoltre, grazie all’Interpello n. 2/2025, viene chiarito che anche le donne con contratti intermittenti a tempo indeterminato possono accedere al bonus mamme lavoratrici, estendendo quindi il numero delle potenziali beneficiarie.
In soldoni, a partire dal 1° gennaio 2025, il beneficio viene concesso alle lavoratrici madri che rispettano determinati requisiti:
- madri con due o più figli;
- contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (esclusi i rapporti di lavoro domestico);
- reddito annuo imponibile ai fini previdenziali non superiore a 40.000 euro;
- il figlio più piccolo deve avere meno di 10 anni per ottenere l’agevolazione;
Dal 2027, lo sgravio si estenderà fino al compimento del 18° anno di età del figlio più piccolo per le madri con tre o più figli.
Cosa si intende per contratto intermittente a tempo indeterminato
A chi si rivolge di preciso l’interpello in questione? Quali lavoratrici beneficiano della risposta ministeriale? Si tratta della platea di madri che lavora con contratto a tempo indeterminato intermittente, noto anche come contratto a chiamata: un tipo di rapporto di lavoro in cui il lavoratore è assunto a tempo indeterminato, ma presta la sua attività solo quando richiesto dal datore di lavoro. Non va quindi a lavoro tutti i giorni in modo rigido. La sua prestazione può essere richiesta solo alcuni giorni al mese, alcuni giorni a settimana o solo in base a specifiche esigenze dell’azienda.
Questo tipo di contratto è utilizzato principalmente in settori con esigenze lavorative fluttuanti e flessibili, come la ristorazione, il turismo e lo spettacolo. Le lavoratrici con questo contratto hanno diritto a tutte le tutele previste per i lavoratori dipendenti, compreso il trattamento previdenziale, seppur con modalità specifiche dovute alla discontinuità dell’impiego.
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