Legge di stabilità 2014, emendamenti del governo e voto di fiducia

Redazione 20/11/13
Continua frenetico in commissione Bilancio al Senato l’esame della legge di stabilità 2014, mentre il momento dell’approdo in aula si avvicina ormai inesorabile. Intanto, a chiudere l’analisi delle modifiche arrivate in commissione, si attende il pacchetto emendamenti del governo, i quali dovrebbero completare il testo della nuova legge di stabilità.

Non ci saranno rinvii, questa volta, per l’aula del Senato: la legge di stabilità vi farà il suo ingresso ufficiale venerdì 22 novembre, così come annunciato dal presidente di palazzo Madama, Pietro Grasso.

Dopo molteplici slittamenti, infatti, ormai si è arrivati alla data limite: la finanziaria dovrà essere assolutamente licenziata entro fine mese dal Senato, per potere avviare il suo iter alla Camera dei deputati e venire approvata entro i tempi previsti.

Però, come detto, ancora non si è fermata la girandola degli emendamenti che, arrivati in commissione al Senato nel numero record di 3096 proposte di modifica,  stanno venendo via via smaltiti per quanto, è notizia delle ultime ore, anche il governo dovrebbe inserire qualche proprio correttivo. Uno di questi, come si vocifera da alcune settimane, dovrebbe essere proprio la legge sugli stadi tanto annunciata e poi finita nel dimenticatoio nei mesi scorsi.

Le condizioni, come si vede, non sono particolarmente propizie per un completamento indolore dell’approvazione alla legge di stabilità 2014: i tempi sempre più risicati e la mole di emendamenti sui cui il Parlamento si dovrà esprimere è ancora piuttosto corposa e rischia di allentare oltremisura il processo per la pubblicazione in Gazzetta della legge di bilancio.

Così, sta prendendo sempre più piede l’ipotesi di blindare il testo della legge di stabilità 2014 con un voto di fiducia, alla luce anche dei recenti scossoni alla maggioranza, ora privata dell’appoggio di gran parte del fu Pdl, confluita in Forza Italia e ufficialmente all’opposizione dell’esecutivo. Il computo dei rapporti di forza, infatti, disegna una situazione particolarmente grigia al Senato, con soli 6 voti di scarto tra maggioranza e le sempre più numerose minoranze.

 

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