Settimana corta dipendenti PA: come funziona e chi può chiederla nel 2025

Lavorare su 4 giorni, anziché 5, è una scelta del tutto volontaria e non sarà applicata ovunque.

Chiara Arroi 28/01/25
Allegati

La Pubblica Amministrazione apre a un nuovo modo di lavorare, inaugurando la settimana corta per i dipendenti pubblici. Con la firma del nuovo CCNL statali (il contratto collettivo nazionale per le Funzioni centrali 2022-2024) si dà il via, in modo sperimentale, alla settimana lavorativa di soli quattro giorni: innovazione che punta a conciliare meglio vita privata e lavoro, senza rinunciare alla produttività e con un potenziale risparmio di risorse per le amministrazioni.

Un progetto che coinvolge circa 190mila dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici come Inps e Inail. Meglio precisare però che non è tutto automatico. L’iniziativa in realtà è del tutto volontaria e non è detto che un dipendente pubblico debba per forza accettarla o che tutti gli uffici PA possano garantire questo nuovo sistema di lavoro.

Tra le altre novità del nuovo contratto, firmato il 27 gennaio da Aran e sigle sindacali, un aumento di stipendio medio lordo di 165 euro, il rafforzamento dello smart working e il riconoscimento dei buoni pasto anche a chi lavora da remoto.

Vediamo ora come funzionerà in concreto la settimana corta di 4 giorni per i dipendenti PA.

Indice

Cos’è la settimana corta nella PA

Una nuova modalità di lavoro ha fatto capolino in aziende e comparti economici: la settimana lavorativa corta, che consente a chi la sceglie di lavorare meno giorni nell’arco di una settimana. Anche la PA ha optato per questo approccio flessibile mettendolo per iscritto nel nuovo CCNL Statali.

La sperimentazione consente a ogni amministrazione di proporre l’organizzazione del lavoro su 4 giorni, lasciando al dipendente la scelta di aderire o meno. Tuttavia, questa modalità non sarà valida per tutti: per i servizi che richiedono una presenza costante, come sportelli al pubblico o ospedali, la settimana corta non sarà applicabile.

Secondo Antonio Naddeo, presidente dell’Aran (l’agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni nei negoziati), la settimana corta rappresenta “uno strumento utile per migliorare la qualità del lavoro e della vita dei dipendenti, senza ridurre le ore lavorative”. Naddeo sottolinea anche che questa misura non è un “regalo”, ma una possibilità in più per i lavoratori che vogliono sperimentarla.

La settimana corta su 4 giorni è introdotta nel CCNL statali all’articolo 18, dove si legge chiaramente:

Art. 18 – Articolazione dell’orario di lavoro
In via sperimentale e ferma restando la garanzia del livello di servizi resi all’utenza, le amministrazioni, previo confronto di cui all’art. 5 (Confronto), possono articolare l’orario ordinario di lavoro di 36 ore settimanali previsto all’art. 17, comma 1, del CCNL 12 febbraio 2018, su quattro giorni.
L’adesione all’articolazione oraria su quattro giorni da parte del lavoratore è volontaria.
L’articolazione dell’orario di lavoro su quattro giorni comporta un riproporzionamento delle giornate di ferie annue nonché di tutte le altre assenze giornaliere dal servizio previste dalla legge e/o dai CCNL, fatto salvo il permesso per matrimonio.

Scarica nel box Allegato il testo integrale del CCNL Funzioni centrali 2022/24.

Orari e giornate di lavoro

A partire dal 2025, la settimana lavorativa di quattro giorni sarà applicata in forma volontaria e sperimentale in diversi settori della pubblica amministrazione. Questa innovazione prevede che le attuali 36 ore settimanali siano distribuite su quattro giornate lavorative anziché cinque. Ciò implica un prolungamento dell’orario giornaliero fino a circa 9 ore più la pausa pranzo, garantendo comunque la copertura totale del monte ore settimanale.

Non si tratta quindi di lavorare 8 ore in meno nell’arco della settimana, saltando un giorno, ma di spalmare quelle 8 ore nelle 4 giornate di lavoro effettuate.

Esempio: se il giorno di non lavoro è fissato a venerdì, significa che nei giorni di lunedì, martedì, mercoledì e giovedì si lavorerà 9 ore anziché 8.

Chi può chiedere di lavorare 4 giorni

La settimana corta potrà essere richiesta dai dipendenti pubblici che operano in settori e uffici dove questa organizzazione è compatibile con la natura delle attività svolte e con la necessità di garantire il corretto funzionamento dei servizi. Secondo quanto previsto dal CCNL Funzioni centrali 2022-2024, la misura si applica principalmente ai lavoratori di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici, come Inps e Inail, che svolgono funzioni di tipo amministrativo o non direttamente legate al contatto con il pubblico. L’adesione sarà volontaria, con ogni dipendente libero di scegliere se aderire o meno alla nuova organizzazione. Questa opportunità sarà particolarmente vantaggiosa per chi svolge attività che consentono una gestione flessibile dell’orario lavorativo e che non richiedono una presenza continua o una turnazione rigida, offrendo così ai lavoratori una maggiore conciliazione tra vita privata e professionale.

Gli uffici PA esclusi

Non in tutte le agenzie e uffici si potrà però applicare questo nuovo approccio lavorativo. Nel nuovo modello organizzativo sperimentale della settimana corta per i dipendenti PA, alcune categorie di servizi e settori sono state escluse.

Come precisato dal CCNL Funzioni centrali 2022-2024, non sarà possibile introdurre la settimana lavorativa su quattro giorni per quegli ambiti in cui la continuità del servizio all’utenza è essenziale.

Tra questi rientrano, ad esempio, gli sportelli al pubblico, dove è necessario garantire una presenza costante per soddisfare le esigenze dei cittadini, e le strutture sanitarie, in cui la natura del servizio richiede un’organizzazione su turni o una copertura continuativa. L’esclusione punta a preservare la qualità e la regolarità dei servizi essenziali, riconoscendo l’impossibilità pratica di ridurre i giorni lavorativi senza compromettere il funzionamento di tali attività cruciali per il benessere collettivo.

Scelta volontaria

Altro elemento centrale è la volontarietà della scelta. Si lavorerà su 4 giorni solo se lo si vuole. Ogni dipendente potrà scegliere se aderire, senza alcuna imposizione da parte dell’amministrazione. In aggiunta, le ferie e i permessi saranno rimodulati proporzionalmente, per adattarsi al nuovo schema lavorativo.

Attivazione settimana corta nella PA

Per attivare l’articolazione del lavoro su 4 giorni si seguiranno diversi passaggi burocratici, tra cui:

  • Confronto sindacale. Ci deve essere un confronto tra l’amministrazione e le rappresentanze sindacali, come stabilito dall’articolo 5 del contratto. Questo passaggio serve a garantire che la proposta sia condivisa e compatibile con i vincoli organizzativi e normativi.
  • Valutazione delle esigenze organizzative. Ogni amministrazione deve valutare l’impatto dell’introduzione della settimana corta sul funzionamento dei servizi e sulla continuità dell’erogazione agli utenti, nel rispetto del principio di mantenere invariati i livelli di servizio​.
  • Volontarietà. L’adesione alla settimana corta deve essere volontaria da parte dei dipendenti, con l’amministrazione che si impegna a proporre questa opzione solo nei settori dove è possibile organizzare il lavoro su quattro giorni​.
  • Riproporzionamento ferie e permessi. L’introduzione della settimana corta comporta un adattamento del calcolo delle ferie e delle altre assenze giornaliere, che devono essere riformulate in base alla nuova distribuzione oraria​.
  • Monitoraggio e verifica. La settimana corta è prevista in via sperimentale, quindi sarà necessaria un’analisi continua dell’impatto sull’organizzazione del lavoro e sulla produttività per valutare eventuali modifiche o estensioni future.

Nota stampa ARAN

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Foto copertina: istock/Andranik Hakobyan

Chiara Arroi