“Pronto, Fedele? (ndr Confalonieri, Presidente di Mediaset S.p.A.), sono Paolo (ndr, Romani, oggi Ministro dello Sviluppo economico e all’epoca dei fatti vice-ministro alle comunicazioni nonchè sodale del Premier in decine di imprese televisive di successo) io ho quei rompiscatole (ndr il linguaggio è edulcorato per l’uso pubblico) della Commissione europea che continuano ad insistere perchè vi richieda indietro quei quattro soldi che avete guadagnato grazie ai contributi per l’acquisto dei decoder. Li lascerei li a sgolarsi da Bruxelles ma ho paura che qualche giornale straniero – sui nostri metterei la mano sul fuoco – poi metta in imbarazzo Silvio nell’eventualità in cui si trovasse all’estero per appuntamenti concomitanti con qualche interrogatorio dei rompiscatole di casa nostra (ndr il riferimento è ai Pm e qui il linguaggio è ancor più edulcorato)”.
“Paolo, non preoccuparti, capisco e Marina (ndr Berlusconi, Consigliere Mediaset e figlia del premier) mi aveva già rappresentato questa eventualità. Solo, non vorrai mica chiederci indietro proprio tutto quello che abbiamo guadagnato altrimenti…che li avete dati a fare oltre duecento milioni di euro?”.
“Ma no Fedele, certo, che c’entra. Tu dimmi quanto mi vorresti dare senza che ti crei grandi problemi ed io ti faccio una bella letterina su carta intestata del Ministero e vi chiedo di pagarcelo”.
“Ma, Paolo, non so…io scaramanticamente – anche se pensavo non ce li avresti mai chiesti – lo scorso anno ho accantonato a bilancio sei milioni di euro per questa remota eventualità”.
“Uhmm, Fedele, sei milioni su duecento milioni di contributi versati non sarà pochino?”
“Paolo, ma scherzi? Non pensare a sei milioni contro duecento ma a sei contro nulla che è quanto, in altri tempi, vi avremmo restituito”.
“Si, Fedele, in effetti hai ragione e poi, chi potrà mai sindacare la determinazione della cifra considerato che voi, molto opportunamente, non avete neppure dato alla Commissione le informazioni che vi richiedeva ai fini del calcolo. Va bene così ma, magari, se avete accantonato sei milioni di euro, se non ti dispiace troppo, io te ne chiederei, 6 milioni e cento, tanto per evitare che si pensasse che ci siamo messi d’accordo in famiglia”.
“Paolo, e sia, ma non un centesimo di più! E poi, ricordati che noi, un attimo dopo che ti paghiamo, scateniamo i nostri avvocati perchè agiscano in giudizio per richiedervi tutto indietro, voi (ndr che sarebbe lo Stato italiano e, quindi, noi) vi difendete il meno possibile e così in un paio d’anni ci riprendiamo tutto”.
“Fedele, vecchio volpone! Ecco perchè Silvio si fida tanto di te”.
Potrebbe essere questo – parola più parola meno – il contenuto della conversazione intercorsa tra il numero uno di Mediaset ed il nostro – forse, in realtà, più “loro” che nostro – Ministro delle comunicazioni in merito all’ormai nota vicenda dei contributi per l’acquisto dei decoder digitali terrestri riconosciuto dallo Stato italiano e ora definitivamente qualificato come aiuto di stato illegittimo – e, quindi, da recuperare – dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
L’ultimo – almeno per il momento – atto dell’appassionante e, per taluni aspetti inquietante vicenda, emerge dalla lettura del bilancio Mediaset 2010 dal quale viene fuori una circostanza curiosa: nel 2009 Mediaset ha accontonato nei fondi rischi sei milioni di euro per l’ipotesi nella quale lo Stato italiano avesse effettivamente domandato la restituzione – così come richiesto dall’Unione Europea – dell’importo, all’epoca ancora da calcolare, corrispondente al beneficio ottenuto da Mediaset, per effetto dei duecento milioni di euro di contributi erogati.
É a questo punto che la vicenda si tinge di giallo.
Nel 2010, infatti – a rivelarlo è sempre il bilancio Mediaset – il Ministero delle Comunicazioni avrebbe richiesto a Mediaset la restituzione, guarda caso, proprio di sei milioni e cento mila euro, ovvero di un importo perfettamente corrispondente – salvo una marginale differenza di cento mila euro – a quello accantonato da Mediaset ancor prima di ricevere la richiesta di restituzione di Romani.
Come ha fatto Mediaset nel 2009 ad accantonare esattamente la somma che le è poi stata richiesta dal Ministero delle Comunicazioni, tanto più che si trattava di un importo tanto difficile da quantificare che la Commissione europea ne aveva, opportunamente,rimesso la determinazione al giudice nazionale?
Due le risposte possibili: in Mediaset hanno la sfera di cristallo o il Ministero delle Comunicazioni ha chiesto a Mediaset di indicarle l’importo che le sarebbe dovuto essere richiesto indietro.
Quale delle due sarà la risposta corretta?
A ciascuno il compito di rispondere secondo coscienza e buon senso.
A tutti il compito di approfondire – specie a livello normativo – la riflessione sull’irrisolto problema del conflitto di interessi.
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