E proprio come accade nel libro dell’anno, che porta la firma di E. L. James, era stata la donna, commessa di 32 anni, ad accettare di tramutarsi in “schiava” nell’intimità, per obbedire e soddisfare il padrone – un gestore di locali pubblici 41enne – al meglio delle proprie capacità. Un ruolo che implicava la totale rinuncia “al suo diritto di godimento, di piacere, comfort e gratificazione eccetto quello concesso dal proprio padrone”. Una stipula di sottomissione completa, insomma, addirittura messa nero su bianco e firmata in calce, che è finita per diventare, ora, una prova schiacciante dei maltrattamenti subiti da parte del marito.
Già, perché dopo i primi anni di appagamento dal patto di subordinazione fisica, è arrivata anche per questa coppia “sui generis” – diventati, nel frattempo anche genitori – la tanto temuta crisi, che ha convinto la donna a chiedere la separazione definitiva dal marito, nonché “padrone per vincolo contrattuale”. E lei, formalizzando la richiesta di divorzio, non ha mancato di mettere in luce quei veri e propri atti persecutori, operati dal compagno nei suoi confronti. Un’accusa di cui l’uomo non si è sentito minimamente responsabile, arrivando a esibire il contratto firmato a suo tempo con la partner, proprio al fine di dimostrare la sua innocenza.
Il fatto è che, per l’ordinamento italiano, a questo genere di accordi non viene riconosciuto alcun valore legale, ragion per cui le clausole del contratto sono diventate prove esplicite di maltrattamento, impugnate dalla donna a suffragio della richiesta di separazione, cui è seguita anche una denuncia per stalking dell’ex dominatore caduto in disgrazia.
Insomma, malgrado le loro relazioni sessuali prevedessero l’uomo nel ruolo del padrone, quest’ultimo non si è dimostrato particolarmente avveduto, mettendo agli atti un documento che, nei suoi intenti, avrebbe dovuto scagionarlo, ma che, invece, lo ha letteralmente incastrato, senza il bisogno delle manette.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento