Riforma pensioni 2021: Opzione donna, Ape social, Quota 41 e Quota 102. Ultime novità

Flessibilità in uscita già a 62 anni, opzione donna, ape social, addio quota 100, ecc: la nuova fotografia dei pensionamenti 2021-22

Ultime novità sulla Riforma pensioni 2021-22. Il cantiere della riforma Pensioni ha iniziato il suo percorso, che porterà al nuovo assetto previdenziale, già a partire dal prossimo anno. Importante, a tal fine, è stato l’incontro tenutosi il 14 ottobre 2020 tra Governo e i sindacati per cercare di definire la questione delle pensioni anticipate. Durante la riunione si è parlato di una vera e propria Riforma pensioni 2021.

Molti sono stati i punti toccati: a partire dalle modalità di superamento della pensione Quota 100, alla proroga – anche per il prossimo anno – sia dell’Ape sociale che dell’opzione donna. Inoltre, il Governo ha anche l’intenzione di estendere Quota 41 anche ai lavoratoti fragili, maggiormente esposti alle minacce del Coronavirus.

Altre modifiche riguardano: ampliamento delle categorie dei lavoratori cd. gravosi e proroga del contratto di espansione, anche per il 2021. Potrebbe essere modificata anche l’isopensione, nel senso che lo scivolo di sette anni di prorogherebbe anche per il 2021, quindi l’anticipo di 4 anni tornerebbe soltanto dal 2022.

In ogni caso, l’obiettivo è quello di permettere ai lavoratori di scegliere quando uscire dal mondo del lavoro anche attraverso il sistema delle pensioni anticipate. Si ricorda, al riguardo, che attualmente le modalità di pensionamento ordinarie sono sostanzialmente due:

  • la pensione di vecchiaia, che comporta la maturazione di almeno 20 anni di contributi, insieme al raggiungimento di 67 anni d’età anagrafica;
  • la pensione anticipata, che è accessibile maturando 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) e 41 anni e 10 mesi (per le donne), a prescindere dall’età anagrafica raggiunta.

La rivisitazione del sistema previdenziale si rende necessaria anche alla luce del confronto tra l’età effettiva di pensionamento in Italia rispetto agli altri Stati Europei, che risulta essere molto più elevata.

Dunque, mentre il grosso della riforma prenderà piede nel 2022, si lavora ora a dei ritocchi previdenziali che possano alleggerire la vita e la possibilità di andare in pensione per una platea di cittadini e cittadine un po’ più allargata.

Quali potrebbero essere quindi le modalità di pensionamento in vista della riforma pensioni 2021 e 2022? Ecco la mappa delle novità in discussione.

Riforma pensioni 2021: le ultime novità

Sul tavolo di confronto Governo-sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil) ci sono i faldoni di Ape sociale, opzione donna, ampliamento Quota 41, contratti di espansione, pensioni integrative e doppia flessibilità in uscita.

Doppia nel senso che si consentirebbe l’uscita anticipata a 62 o 63 anni, con 36 o 37 anni di contributi, ma a due tranche: flessibilità secca ai lavoratori che svolgono lavori più gravosi o usuranti, mentre per gli altri la soglia minima di uscita (pur se flessibile rispetto agli attuali 67 anni) salirebbe a 64 anni d’età e almeno 37 o 38 anni di contribuzione e con penalità.

Tutto da ridiscutere ancora con i sindacati, che prima di tutto si concentrano sulla quota 41 per i lavoratori precoci. In particolare, l’Esecutivo è intenzionato a includere in tale meccanismo di pensionamento anche i lavoratori in condizioni di particolare fragilità come i malati oncologici, gli immunodepressi e i cardiopatici, puntando quindi a un notevole allargamento della platea, oggi ristretta.

I ritocchi previdenziali dovrebbero entrare nella prossima manovra. In realtà al momento la certezza è che Opzione donna e Ape social saranno prorogate anche nel 2021. A stabilirlo è stato il governo nella Legge di bilancio 2021.

Da rivedere anche temi legati al reddito dei pensionati (quattordicesima, rivalutazione assegni, ecc.) e alla pensione complementare.

Vediamo in dettaglio le ultime novità sulla riforma.

Riforma pensioni 2021: più flessibilità in uscita

L’obiettivo della riforma pensioni 2021-22 è quello di garantire un’adeguata flessibilità di uscita dal mondo del lavoro, introducendo anche dei meccanismi di premialità per le donne. A far discutere, nell’ambito della trattativa tra governo e sindacati è il ricalcolo contributivo. Infatti, le parti sociali vorrebbero preservare la quota retributiva eventualmente maturata, per evitare penalizzazioni troppo pesanti che potrebbero arrivare perfino al 30%.

Le discussioni vertono anche su una fase 2, con l’introduzione di una “doppia” flessibilità in uscita, che consentirebbe di uscire da lavoro in modo anticipato secondo queste regole:

  • pensione a 62-63 anni per alcune categorie di lavoratori con attività lavorative molto gravose o usuranti, che abbiano maturato almeno 36-37 anni di contributi, senza grandi penalità,
  • pensione a 64 anni per tutti gli altri lavoratori e lavoratrici con almeno 37-38 anni di contribuzione maturata. In questo caso ci sarebbero maggiori penalizzazioni sull’assegno, dovute al calcolo contributivo per ogni anno di anticipo sui 67 anni di età previsti.

Riforma pensioni 2021: proroga opzione donna

C’era già ampia convergenza tra governo-sindacati sul rinnovo della formula opzione donna già in vigore quest’anno. Ora è ufficiale, perchè Opzione donna è stata progata anche nel 2021. A stabilirlo la Manovra in arrivo.

Le donne lavoratrici aventi diritto, potranno lasciare il lavoro anticipatamente anche il prossimo anno, se entro il 31 dicembre 2020 avranno maturato i requisiti richiesti: 58 anni di età (59 per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi.

con 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre del 2020.

Riforma pensioni 2021: Ape social

Tra le proroghe approvate per il 2021 c’è anche l’Ape social, già in vigore nel 2020. Si tratta di una tipologia di pensione anticipata a costo zero, a cui possono accedere i lacoratori che abbiano:

  • almeno 63 anni di età,
  • abbiano cessato il lavoro,
  • siano residenti in Italia.

Inoltre devono trovarsi in una di queste situazioni:

  • almeno 30 anni di contributi ed essere disoccupati,
  • almeno 30 anni di contributi e al momento della domanda assistere il coniuge o la persona con cui è contratta l’unione civile o un parente di primo grado convivente, con handicap in situazione di gravità (legge 104 art.3.comma3)
  • avere almeno 30 anni di contributi ed invalido con invalidità civile almeno al 74%.
  • avere almeno 36 anni di contributi e svolgere alla data della domanda di Ape sociale da almeno sei anni in via continuativa una o più delle attività gravose. 

In questa prospettiva l’Ape social consente di godere di un anticipo pensionistico totalmente a carico dello Stato. Al riguardo, non bisogna dimenticarsi che l’assegno non potrà superare i 1.500 euro mensili.

Riforma pensioni 2021: il dopo quota 100

L’orizzonte più vicino è sicuramente la scadenza di Quota 100: una delle misure introdotte con la Legge di Bilancio 2019, in via sperimentale fino al 2021. In particolare, il D.L. n. 4/2020 aveva appunto disposto nuove disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze della pensione anticipata, per determinate categorie di soggetti.

Secondo quanto previsto dalla Legge di Bilancio, con la quota 100 era consentita l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per tutti gli italiani con almeno:

  • 38 anni di contributi;
  • un’età anagrafica di almeno 62 anni;

senza subire alcuna penalizzazione sull’assegno, se non quella del calcolo interamente contributivo, che potrebbe abbassare l’importo della pensione.

La quota 100, tuttavia, deve tenere conto della previsione di una finestra di uscita di:

  • 3 mesi per il settore privato;
  • 6 mesi per quello pubblico.

Quota 100 terminerà la sua corsa il 31 dicembre 2021, e potrebbe essere sostituita con altri meccanismi: ad esempio Quota 41 o Quota 102. La discussione governo sindacati sulle misure della fase 2 della flessibilità in uscita è stata comunque rimandata.

Attualmente quota 41 consente l’uscita da lavoro con 41 anni di contributi solo ai lavoratori precoci che si trovino in queste condizioni:

  • invalidi al 74%
  • caregiver
  • disoccupati di lunga data
  • lavoratori gravosi e usuranti

Questi però devo anche aver maturato almeno 1 anno di contributi prima dei 19 anni di età.

Riforma pensioni 2021: contratti di espansione

Come anticipato in premessa, il Governo sta pensando di estendere i contratti di espansione alle aziende che contano meno di 1000 dipendenti, con anticipi coperti da contribuzione figurativa piena.

Si ricorda, al riguardo, che il contratto di espansione, introdotto in via sperimentale per il biennio “2019-2020”, è uno strumento rivolto alle grandi imprese, con organico superiore a 1.000 unità lavorative, interessate da azioni di reindustrializzazione e riorganizzazione e con modifica dei processi aziendali.

Il scivolo pensionistico consiste nell’opportunità di prepensionarsi con 5 anni di anticipo (60 mesi) rispetto alla pensione di vecchiaia o anticipata. La pensione anticipata in esodo prevede il riconoscimento da parte del datore di lavoro, fino al raggiungimento del primo diritto a pensione, di un’indennità mensile, ove spettante comprensiva di NASpI. L’indennità è commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, così come determinato dall’INPS.

A copertura di tale nuovo beneficio, la norma ha individuato espressamente il limite di spesa, riferito alla NASpI entro cui è possibile procedere alla sottoscrizione dell’accordo governativo.

Riforma pensioni 2021: anticipo l’età pensionistica

Infine, uno dei principali cambiamenti che caratterizzerà la riforma pensioni del 2021, è sicuramente quello di garantire una maggiore flessibilità di uscita dal mondo lavorativo. Si parla infatti di fornire la possibilità di uscita dal mercato del lavoro all’età di 62 anni. Questo aspetto è considerato fondamentale in particolare nella situazione critica che caratterizza oggi il mondo del lavoro, in seguito all’emergenza conseguente alla pandemia del Coronavirus. Infatti, secondo le previsioni, la disoccupazione in Italia aumenterà vertiginosamente rispetto all’anno scorso.

Per questo motivo è sempre più necessaria una riforma pensioni che preveda la scelta di una flessibilità in uscita a 62 anni, godendo di una pensione dignitosa, e che permetta a coloro che hanno intenzione di continuare a lavorare, di farlo anche fino a 67 anni.

 

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Daniele Bonaddio

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